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A cura di Marco Gasparri

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SS. QUATTRO CORONATI – FONTANA CELIMONTANA

quattro coronatiDa via Labicana giungendo in via dei S.S. Quattro Coronati nel punto in cui questa si restringe, in un'oasi di pace e di solitudine nel cuore della città, scopriamo il convento che deve il suo nome ai quattro soldati martirizzati, “coronati” cioè dal lauro del martirio; Severo, Severiano, Carpoforo e Vittorino affermarono la loro fede cristiana, non giustiziando alcuni scultori che si erano rifiutati di scolpire la statua di un idolo pagano.

Sconosciuto alla maggior parte dei romani, nascosto entro un solenne fabbricato, questo singolare convento ospitò papi e Imperatori. La chiesa è antichissima, la sua origine risale al V secolo, anche se in seguito alla distruzione dei normanni fu riedificata da Pasquale II nel XII secolo per subire ancora diversi rifacimenti, sino al 1624 quando il Cardinale Mellini le diede l'aspetto odierno.

L'ingresso alla chiesa avviene attraverso un portale ad arco sovrastato dalla massiccia torre campanaria del IX secolo, la più antica superstite di Roma. Oltrepassato il portale si accede ad un primo cortile, con arcate tardocinquecentesche, corrispondente all'antico atrio di ingresso della basilica leonina. Giungendo nel secondo cortile appaiono le colonne appartenenti alla primitiva basilica. L'interno chiaro ed altissimo, con il cupo soffitto cinquecentesco, ed il pavimento cosmatesco, è diviso in tre navate da colonne di granito. Il soffitto ligneo porta lo stemma del donatore, il cardinale Enrico di Avis diciassettesimo re del Portogallo, la cui morte senza eredi portò Filippo II di Spagna sul trono del Portogallo (1580).

Continuando in via Annia scorgeremo una fontana fatta costruire, come ricorda l’epigrafe: “PIUS IX PONT MAX REGIONIS COELIMONT(ANA) COMMODITATE ANNO MDCCCLXIV” (Pio IX Pontefice Massimo ad utilità della Regio Celimontana nell'Anno 1864), da Pio IX. Posta all'interno di una nicchia la fontana Celimontana, costituita da un antico sarcofago romano del I secolo a.C. che riceve l'acqua versata dalla bocca di due teste leonine, è sormontata dallo stemma del comune di Roma; uno scudo di forma appuntata con croce greca seguita dalle lettere maiuscole S.P.Q.R., la cui sigla, sta per “Senatus Popolus Que Romanus” (Il Senato e il Popolo Romano). Molti sono naturalmente i significati collaterali dati nel tempo all’antico stemma imperiale fino a quello “Sono Pazzi Questi Romani” del cartone animato Asterix e Obelix, anche se l'idea non è degli autori francesi, ma del traduttore italiano Marcello Marchesi, che pensò di rendere così la frase originale Ils sont fous ces Romains.

Alcuni link utili:
http://www.santiquattrocoronati.org/index_itie.htm

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