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Traduzione Roberto Bianchi

 

La luna maga e sua figlia

Una leggenda del Mozambico

 

La Luna aveva una figlia bianca e in età da marito. Un giorno le apparve in casa un monhè* chiedendole la figlia in sposa. La luna le chiese: "Come può essere, se tu sei un monhè? I monhé non mangiano topi né carne di maiale e neanche apprezzano la birra...Per di più lei non sa pestare."

Il monhè rispose: "Non vedo ostacoli perché, nonostante io sia monhè, la bambina può continuare a mangiare topi e carne di maiale e a bere birra...Quanto al non sapere pestare, neanche questo ha importanza, perché le mie sorelle possono farlo." Allora la luna rispose: "Se è come dici, puoi avere mia figlia che, per il resto, è una brava ragazza."

Il monhé prese con sé la bambina. Arrivato a casa informò la madre che la bambina che aveva sposato mangiava topi, carne di maiale e beveva birra, ma che era necessario lasciarle le sue abitudini. Aggiunse che non sapeva pestare ma che le sue sorelle avrebbero avuto la pazienza di rimediare alla mancanza.

 

Giorni dopo, il monhé andò a caccia nella foresta. Durante la sua assenza, le sorelle chiamarono la ragazza (la cognata) per andare con loro a pestare alle pietre del fiume e lei scoppiò a piangere. Le sorelle la ripresero: "Allora ti metti a piangere perché ti abbiamo chiamato per pestare?...Questo non sta bene. Devi imparare perché è proprio un lavoro da donne." E, senza altre parole, la presero per mano e la condussero al posto dove abitualmente pestavano.

Arrivate al fiume, le misero davanti il mortaio, le diedero un pestello e ordinarono che pestasse. La ragazza cominciò a pestare ma con una tristezza così grande che le lacrime non smettevano di scorrerle sulla faccia. Mentre pestava si lamentava: "Quando ero a casa di mia madre non mi faceva pestare...".

Dicendo così, la ragazza, sempre a pestare e insieme al mortaio, cominciò ad essere risucchiata dal terreno, in mezzo alle pietre che, misteriosamente si allontanavano. E sprofondando, sprofondando, fino a scomparire.

Di fronte a quello strano fenomeno, le sorelle del monhè abbandonarono i pestelli e corsero a raccontarlo alla madre. Lei rimase spaventata della strana novità ed aveva il cuore stretto dalla paura quando arrivò il monhè, suo figlio. Questi, ascoltato il racconto di quanto successo a sua moglie, urlò con le sorelle, censurandole per non aver ubbidito agli ordini. In seguito andò dalla luna, sua suocera, per metterla a conoscenza della scomparsa della figlia.

 

La luna, molto irritata, disse: "Mia figlia è scomparsa perché non avete mantenuto le promesse. Trova tu il modo, ma mia figlia deve ricomparire!"

"Ma come faccio a trovarla se lei è stata inghiottita dal terreno?"

La luna allora mutò atteggiamento e, mostrandosi conciliante, disse: "Bene, chiamerò alcuni animali per preparare una pozione che obblighi mia figlia a tornare. Va dove mia figlia è scomparsa e aspettami là.

Il monhé andò via e la luna chiamò un domestico ordinando: "Chiama il cinghiale,la zebra, la gazzella, il bufalo, e la tartaruga e dì loro che si presentino, prima possibile, alle pietre del rio dove è scomparsa mia figlia." Il domestico corse a compiere gli ordini e gli animali invitati si affrettarono ad arrivare al luogo indicato. Anche la luna si diresse là, con un cesto di miglio.

Quando arrivò al fiume, ne cosparse un pugno di su una pietra e ordinò al maiale che lo macinasse. Il maiale, mentre macinava, cantava: "Io sono il cinghiale e macino il miglio affinché tu, ragazza, appaia al suono della mia voce!".

In quel momento si udì una la voce della bambina che, sottoterra, rispondeva: "Non ti conosco!". Il cinghiale indispettito, lasciò la pietra e si allontanò a capo chino.

Si avvicinò allora la zebra e, mentre macinava, cantava: "Io sono la zebra e macino il miglio affinché tu, ragazza, appaia al suono della mia voce!" Si udì nuovamente la voce della ragazza che disse: "Non ti conosco!!".

Anche la gazzella ed il bufalo si inginocchiarono insieme vicino al mulino, facendo la loro invocazione, ma la bambina diede a loro la stessa risposta: "Non ti conosco!".

 

Per ultimo, prese la pietra la tartaruga e, mentre macinava, cantava: "Io sono la tartaruga e macino il miglio affinché tu, ragazza, appaia al suono della mia voce!". La bambina allora cantò, con voce tenera e melodiosa: "Si, tartaruga, alla tua voce io apparirò!".

E, poco a poco, la bambina cominciò ad emergere in mezzo alle pietre del fiume, insieme al mortaio, ma senza pestare. Quando emerse completamente, si fermò e stette in silenzio. Gli animali si avvicinarono, curiosi, alla bambina.

Allora, la luna disse: "Adesso mia figlia non può continuare ad essere moglie del monhé perché lui non ha saputo mantenere le promesse. Lei sarà, d'ora innanzi, moglie della tartaruga, perché solo alla sua voce lei è apparsa."

Allora la tartaruga disse a voce alta: "Sono molto felice per la bambina che mi è stata appena data in moglie e, come prova della mia soddisfazione, le offrirò un vestito lussuoso che lei vestirà solo una volta, perché durerà fino alla fine della sua vita". E, dicendo questo, consegnò alla bambina un guscio finemente lavorato, uguale al suo.

E' dall'unione del tartaruga con la figlia della luna che discendono tutte le tartarughe del mondo...

NOTA:
Monhè: commerciante indiano

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