O Ponto de Encontro - Banner
Home Luoghi Radar di Capo Verde Archivio (página em português)
A cura di Alberto e Anna

 

Mendicanti?

Dicembre 2005 - Cabo Verde

Eravamo arrivati a Capo Verde da poco e facevamo non poca fatica a leggere correntemente i giornali locali, scritti in portoghese. Ci colpì il titolo di un articolo e, leggendo il testo, ci accorgemmo che il giornalista trattava da mendicante il Primo Ministro in carica. La domanda, nelle prime righe, era estremamente diretta:

"è possibile che i capoverdiani, dal ragazzino di strada al Primo Ministro, debbano mendicare sempre?!"

Il ragionamento che seguiva scorreva perfettamente nei binari della logica e della realtà. Il raffronto tra il ragazzino che rincorre il turista per avere la penna o che mendica qualche escudos e il Primo Ministro che esibisce gli aiuti umanitari degli altri Stati come un risultato di cui andare fiero, seppur forzato, era proponibile. L'articolo era "pesante" in qualche passo quasi offensivo ma, a quanto ci risulta, non suscitò reazione alcuna.

Se possiamo apprezzare il fatto in termini di libertà di stampa (Capo Verde ha statisticamente una stampa più libera dell'Italia), all'epoca ci ha sinceramente sorpreso questa accettazione, seppur di una situazione, in qualche modo, evidente. Naturalmente non condividevamo quell'ottica allora e, ancora meno la condividiamo oggi anche se.... non possiamo negare che l'economia di questo Paese abbia, come entrate più importanti, gli aiuti umanitari e le rimesse degli emigrati. È vero anche che il Paese non ha risorse e che è indipendente da soli trent'anni, dopo secoli di schiavitù e di colonizzazione, ma, forse, è finalmente giunta l'occasione e l'ora di rimboccarsi le maniche e di diventare padroni del proprio futuro.

Il momento, secondo noi è favorevole. Iniziamo con l'elencare un paio di dati*:

- la popolazione di Capo Verde è di soli 436mila abitanti (quella di una Genova) sparsi su nove isole (in realtà più di metà abitano sull'isola di Santiago);
- l'età media della popolazione è di 28 anni e più del 41% ha meno di 14 anni;
- il turismo, sinora, è solo il turismo organizzato di Sal e di Boavista, completamente in mani straniere e solo recentemente imprenditori e costruttori italiani hanno costruito piccoli condomini a Maio ma…
…dopo una gestazione di anni, ecco che apre, due mesi fa, l'Aeroporto Internazionale di Praia.

Un fatto nuovo che se rimane ignorato non muta di una virgola l'economia capoverdiana ma che se viene acquisito con consapevolezza dai capoverdiani (quelli in patria e quelli emigrati) può veramente fare da volano ad una nuova economia. Si tratta, unicamente, di sfruttare la pubblicità che nel mondo turistico Capo Verde ha ormai acquisito nel corso degli anni e valorizzare le isole di cui il turismo di massa non si è ancora impadronito.

Le risorse umane su cui far conto per la forza lavoro sono in premessa, mancano i capitali ma è ora che gli emigrati capiscano che non possono limitarsi a mandare i soldi in patria per sostenere giovani disoccupati di famiglia o finanziare l'edilizia in vista di assicurarsi un focolare al momento della pensione. Capo Verde ha bisogno dei loro soldi ora, di tutti i soldi possibili, per finanziare ricettività, collegamenti e trasporti. Gli imprenditori locali (pochi ma ci sono) devono "rompere i loro salvadanai", comprare meno fuoristrada appariscenti, smettere di pasteggiare a Wiskey e iniziare ad investire in qualcosa di utile per il Paese. Avranno sicuramente un ritorno economico, faranno lavorare i loro figli ma soprattutto smetteranno di essere succubi di un sistema che pone tutte le leve economiche e finanziarie in mano agli stranieri!

Solo la consapevolezza e lo sfruttamento di questa opportunità possono, finalmente, dare la libertà a questo popolo. La libertà di vivere, di svilupparsi, di considerare la miseria un ricordo. Di zittire, una volta per tutte, chi lo considera un popolo di mendicanti!!

* I dati statistici sono ricavati dal Censo 2000


Lacrime di dolore: chi sono i capoverdiani?

Novembre 2005 - Cabo Verde

Parliamo un po' di questo popolo, nato nel 1975, anno dell'indipendenza, dopo centinaia di anni di schiavitù e di colonizzazione portoghese (forse peggio della schiavitù). Le Guide Turistiche lo descrivono cordiale, allegro, sempre disponibile, festaiolo… È proprio così? Dopo anni che viviamo in questo paese abbiamo ragione di dubitarne.

L'uomo e la donna capoverdiani sono il prodotto della loro Storia e della loro Cultura (potrebbe essere altrimenti?). Il carattere isolano, schivo, essenziale si mischia con quella sudditanza nei confronti del bianco, del ricco, del potente di cui gli sarà difficile liberarsi ancora per decenni. Nei luoghi turistici troverete persone spigliate, disponibili (quasi sempre giovani) che vi sembreranno la quintessenza della spontaneità. Sappiate che, quasi sempre, si tratta di una forzatura, di una facciata dovuta alla necessità di apparire quello che noi vogliamo che siano. Conviene a noi turisti (e alla riuscita della nostra vacanza), conviene a loro che riescono, con le briciole lasciate dall' "all inclusive", a sbarcare il lunario.

L'uomo capoverdiano ha una serietà che gli deriva dalla conoscenza della vita, dalla durezza della sopravvivenza, dalla povertà che conosce sin dall'infanzia perpetuando la consuetudine famigliare. Non è pertanto cordiale: è semplicemente rispettoso. Non dà confidenza immediata. Preferisce valutare il suo interlocutore e lo fa da una distanza "di sicurezza". Troppe volte ha avuto amare sorprese dai bianchi, dai ricchi, dai potenti perché possa averne fiducia incondizionatamente.

Se avrete modo di ascoltare la musica tradizionale di Capo Verde soffermatevi ad apprezzare una "Morna". Ci troverete tutto il carattere del Capoverdiano: quel misto di tenerezza, tristezza, allegria, felicità e sconforto che, oltre a far parte della vita di ogni essere vivente, sono l'essenza del vero sentire di ogni abitante di queste isole. La Società capoverdiana è, quasi nettamente, divisa in due. Da una parte i poveri (ma non disperati; gente che, semplicemente, sopravvive con nulla), dall'altra i ricchi (non necessariamente bianchi) che hanno ormai perso ogni sentire tradizionale. Due società che raramente si toccano, che hanno rituali, ritmi, "necessità" e problemi completamente diversi.

È giunto comunque, probabilmente, il momento di superare, una volta per tutte, la ricerca del paradiso terrestre, del buon selvaggio, dell'essere semplice, spontaneo, e pertanto perfetto nei sentimenti, nel carattere (e magari anche nel fisico). Gli umani sono imperfetti e perciò meravigliosi, nella loro diversità. I capoverdiani, a nostro parere, hanno pregi da vendere (altrimenti non avremmo scelto questo posto per viverci) ma sono perfettamente coscienti che la vita (soprattutto la loro che è, quasi sempre, un'esistenza da poveri) è lotta, gioia ma, troppo spesso, anche tristezza. Ben lo sa quel pescatore che ha chiamato la sua barca: "lacrime di dolore"…

 

Equivoci Turistici

Ottobre 2005 - Cabo Verde

Il "turismo di massa" fratello gemello della globalizzazione porta l'immaginario dell'individuo a considerare i paesi del mondo come se fossero, tutti, assimilabili ad un modello. L'ignoranza geografica, la voglia di vacanze, l'impossibilità di organizzarsi (manca il tempo), il rivolgersi ad un'Agenzia o a un Tour Operator all'ultimo minuto chiedendo. "dove vado in ferie? Per dove ci sono offerte convenienti?" completa il quadro. Ed è l'agenzia che, a questo punto sollecitata, dà il meglio di sé offrendo, tra l'altro, "una vacanza all'isola di Capo Verde".

L'isola di Capo Verde? Sal, naturalmente. Sono anni che operatori italiani (uno in particolare) cercano, in barba alla geografia, di convincere tutti che esiste una sola isola di Capo Verde e che questa è Sal! A dire il vero recentemente qualcuno ha cercato di fuggire a questa "sindrome di Orwell" dimostrando che esiste anche Boavista, poco distante… Lo sforzo è in corso e non è detto che sia coronato da successo…

Ma, fortunatamente, c'è sempre qualcuno che, prima di prenotare (o immediatamente dopo), torna a casa e, su internet o su un vecchio atlante, scopre che esiste, addirittura, un "arcipelago" di Capo Verde! Ben dieci isole, di cui nove abitate, con una storia sofferta, una popolazione al limite della povertà, nessuna risorsa economica ma splendide nella loro natura e nella loro assoluta diversità.

La stessa agenzia aveva proposto diverse soluzioni, tutte tropicali: Sharm el Sheik, Cuba, Rep.Dominicana, Capo Verde… Aveva dimenticato di dire (o forse non lo sapeva) che a Capo Verde il mare è "oceano vero" e non esiste barriera corallina. Quindi superficie mai immobile e onda imprevedibile e incostante ma anche sapore di mare vero, vivo.

Aveva dimenticato anche di ricordare che Capo Verde si trova in Africa ed è un paese (a tutti gli effetti) del "terzo mondo". L'assistenza sanitaria? Nessun problema! Ogni Villaggio o albergo ha un proprio dottore! Nulla di più falso. Se troverete un dottore nel vostro albergo sarà, probabilmente, un turista come voi.

La realtà è diversa:

Capo Verde non ha strutture sanitarie comparabili agli standard europei anche se è altrettanto lontana da quelli dell'Africa continentale.

Gli unici due ospedali appena degni di questo nome sono a Praia (Santiago) e a Mindelo (S. Vicente). In tutte le altre isole esiste solo una Delegacia de Saude (poco più che un ambulatorio medico).

Fortunatamente non esistono malattie endemiche, il clima secco è portatore di salute e i rischi di ammalarsi sono infinitesimali.

Ebbene sì, lo confessiamo, da vecchi viaggiatori abbiamo un'immagine romantica dell'Agenzia Turistica… Quarant'anni fa, giovani e squattrinati, ci rivolgevamo all'impiegato che perdeva ore per trovarci il passaggio aereo più a buon prezzo per India, Madagascar, Nepal… Era un gioco per lui e noi lo osservavamo affascinati quando prendeva in mano il telefono o chiedeva una conferma per telescrivente. Altri tempi, è vero!

Ma l'agenzia turistica, magari in franchising, gestita da chi non ha mai viaggiato (e/o non ha alcuna intenzione di farlo) ci sembra veramente fuori da ogni logica umana e commerciale. Riteniamo anche che l'incontro tra viaggiatore per forza (ferie all'estero in un paese esotico inteso come status simbol) e agente improvvisato (e/o incompetente) sia una miscela veramente esplosiva che non giova a nessuno. Crea, quasi sempre, aspettative deluse e contenzioso fra le parti; certamente non giova ai paesi verso cui questo flusso turistico è diretto…

Ma questo è un altro discorso…

Investimenti immobiliari a Cabo Verde

Settembre 2005 - Cabo Verde

Ci giungono notizie, per noi difficilmente verificabili, di un Paese, l'Italia, in crisi. Di gente al limite della povertà e dell'indigenza, di famiglie che non riescono ad arrivare, con il loro reddito mensile, a fine mese. Vivendo a Capo Verde da oltre quattro anni, ci è abbastanza difficile crederlo data la montagna di "investimenti finanziari" in campo immobiliare che si stanno riversando su questo Paese.

Sal e Boavista (ma recentemente anche Maio), le due isole scoperte dal turismo di massa, sono letteralmente invase dagli italiani. Si tratta di imprenditori, costruttori, operatori turistici o speculatori che vedono nel nuovo filone immobiliare e nel basso costo della manodopera locale quella opportunità che in patria non hanno avuto (o hanno avuto con esito disastroso!). È così che sempre più gente, invogliata dai bassi prezzi (ma siamo sicuri che siano proprio bassi?) e dal racconto di tropici meravigliosi e di spiagge incantate, compra un immobile senza essere mai stata a Capo Verde…

La promessa è chiara: basso prezzo di acquisto, elevato reddito (quando non la si usa), rivalutazione sicura nel tempo.
Premesso che, secondo noi, è semplicemente follia acquistare un immobile in un paese che non si conosce (soprattutto se è "terzo mondo"), analizziamo una serie di problemi che possono sorgere e indichiamo le cautele che secondo noi è utile seguire.

Investire con tranquillità a Capo Verde non è facile. Non esiste un catasto come lo intendiamo noi e pertanto, anche quando si è in possesso di un regolare atto di acquisto, c'è sempre il rischio di cause con eredi, presunti o reali, di "proprietari" emigrati all'estero nel passato. Quando tratterete un acquisto dovrete quindi, almeno, accertarvi che chi vende abbia effettivamente la proprietà del bene. In sede di compromesso ed eventuale anticipo sarà bene che i documenti comprovanti la proprietà vengano citati e allegati al documento.

L'ideale sarebbe comunque limitare al minimo l'uso di strumenti come compromesso, scrittura privata, promessa di vendita e anticipi relativi ed effettuare il pagamento solo, in sede di atto di vendita, davanti a notaio. Il fatto che l'immobile esista, che siano stati pagati dei diritti in Comune, che il Comune abbia fatto una sorta di assegnazione e che sia stata rilasciata una licenza di costruzione a nome di qualcuno non significa, praticamente, (quasi) nulla.

Con questo non vogliamo dire che non si possa investire (comprare un terreno o un immobile) a Capo Verde. Raccomandiamo solo di farlo con estrema cautela e circospezione. Soprattutto ricordando che comprando da qualcuno con la pelle bianca, magari Italiano, non si hanno garanzie maggiori che comprando dai locali!!

Ci piace finire questo breve articolo ribadendo la profonda diversità tra il vivere in un paese del terzo mondo e i canoni a cui siamo abituati in occidente. Quando viviamo in un "villaggio turistico" o in un confortevole hotel, magari con la formula "all inclusive", per qualche settimana godiamo di una sorta di extraterritorialità. Siamo dei privilegiati che toccano appena (o per nulla) la realtà del Paese. Comprando un immobile entriamo a far parte di quella realtà… che lo vogliamo o no!

 

Ribeira Grande: una città risorge

Agosto 2005 - Cabo Verde

Era probabilmente un giorno dell'anno 1462 quando due caravelle della Marina Portoghese ancorarono davanti alla Baia di una terra sconosciuta, all'imbocco di una verde e profonda valle. Una delle imbarcazioni era al comando del portoghese Diogo Gomes, l'altra dell'italiano Antonio da Noli.

La versione più accreditata (e forse fantasiosa) dei fatti racconta che i due ammiragli tirarono a sorte per decidere chi di loro sarebbe sceso a terra per prenderne possesso in nome della Corona Portoghese. La Fortuna scelse Diogo Gomes. Ma sulla via del ritorno i venti favorirono l'imbarcazione di Antonio da Noli il quale arrivato in Portogallo dichiarò di aver scoperto il nuovo arcipelago.

È così che Antonio da Noli (italiano al soldo della Corona portoghese - Noli è una cittadina che si trova a pochi chilometri da Savona, in Liguria) è diventato lo scopritore ufficiale delle isole di Capo Verde. Un paio di anni più tardi nasceva nel luogo dello sbarco la prima città fondata dai Portoghesi in Africa: Ribeira Grande.

Più di cinque secoli sono passati da allora. Ribeira Grande ha avuto i suoi periodi di splendore e i suoi immancabili periodi di decadenza (vedi: http://www.cvfaidate.com/ribeira.htm). Qualche anno fa Cidade Velha (l'ex Ribeira Grande) era ridotta ad un cumulo di rovine. I monumenti, irriconoscibili e depredati del materiale da costruzione, sembravano cataste di pietrame informe. La storia di un paese giaceva abbandonata, spesso sepolta.

Qualche anno fa la Cooperazione Spagnola si è presa l'onere della ricostruzione, meglio dire del recupero. Gli interventi sono spesso apparsi discutibili, soprattutto nel metodo e nella forma, ma oggi possiamo dire che l'aspetto della cittadina è ben diverso. Il recupero delle facciate esterne delle case fronte mare, quello della cappella del Convento francescano ed altri interventi minori hanno reso il nucleo decisamente gradevole e appetibile come meta turistica e culturale.

Rimangono i problemi per gli abitanti che, in gran parte non hanno né luce, né acqua, né servizi igienici in casa ma la Cooperazione Spagnola ha assicurato che si occuperà, a breve anche di questo aspetto improrogabile.

Oggi, agosto 2005, a Cidade Velha (ribattezzata Ribeira Grande) è stato ri-concesso ufficialmente il ruolo di Municipio. Domani con l'apertura dell'aeroporto internazionale di Praia (l'attuale Capitale, a 12 chilometri) diventerà una meta turistica di prim'ordine. La città rinascerà e se il centro storico (in predicato per diventare Patrimonio dell'Unesco) la preserverà dalla speculazione edilizia forse diventerà punto di incontro di gente e popoli diversi… questa volta liberi e non schiavi…

 

La nuova colonizzazione

Luglio 2005 - Cabo Verde

Capo Verde ha sempre avuto grandi problemi d'acqua. Le siccità periodiche hanno spesso decimato la popolazione. Il primo drammatico periodo di siccità, di cui abbiamo notizie certe, è del 1747. Ne seguirono altri, ad intervalli di tempo sempre più ristretti. Si calcola che, tra il 1773 e il 1776, morì il 44% della popolazione; il 42% tra il 1830 e il 1833 e il 40% tra il 1863 e il 1866.

Arriviamo al secolo scorso, agli anni 20 e agli anni 40. Nell'epoca (perdura il regime coloniale portoghese) l'unica alternativa alla fame e alla morte è l'emigrazione volontaria (verso USA e Europa) o agevolata ("contratados") verso le altre colonie: Sao Tomé, Angola).Ancora una truffa del colonizzatore bianco che, invece di aiutare la propria colonia in difficoltà, deporta (questa volta con l'inganno), per interessi personali, intere popolazioni con il miraggio di una vita migliore.

Accesso ai beni di conforto (% della popolazione di Capo Verde)
Fonte : Censo 2000

Casa di proprietà 64%
Acqua corrente 24,8%
Cucina 65,2%
Bagno 38,7%
Gas per cucinare 64,3%
Fossa biologica 14,9%
Elettricità 50%
Radio 65,9%
Televisione 39,7%
Frigorifero 33,5%
Automobile 7,3%

Siamo ai giorni nostri. Capo Verde è un paese indipendente. Indipendente ma povero. Ha bisogno di energia, ha bisogno di acqua. Ne ha bisogno per vivere, ne ha bisogno per il proprio sviluppo o, almeno, per mantenere una speranza di sviluppo.
In assenza di soluzioni interne e statali (per mancanza di capitali), la soluzione più logica è quella di rivolgersi al mercato finanziario esterno. I portoghesi che non hanno mai lasciato "l'osso" dei paesi di Lingua Portoghese ma hanno dimenticato storia e nefandezze passate, sono pronti ad aiutare il "paese fratello con cui condividono interessi e storia comune".

Nasce l'Electra che come recita il suo sito:

- produce e distribuisce elettricità in tutto il Paese;
- produce e distribuisce acqua per il consumo umano nelle isole di Sao Vicente, Sal, Boavista e nella città di Praia;
- raccoglie e tratta acque residuali nella città di Praia.

Nello stesso sito scopriamo che:

- un blocco (indivisibile) del 51% di azioni dell'Electra è detenuto da un gruppo diretto dalla EDP - Electricidade de Portugal S.A. (30,6%) e integrato dalla ADP - Águas de Portugal (20,4%).
-Il 34% è detenuto dallo Stato di Capo Verde.
-Il 15% è diviso tra diciassette Comuni delle varie isole.

In questa situazione, con questa ripartizione di capitale (e pertanto con questo peso di potere contrattuale), siamo arrivati, oggi, ad un braccio di ferro tra Electra e Stato di Capo Verde in relazione a mancati investimenti che pregiudicano la normale fornitura dei servizi. L'acqua, la luce, a volte entrambe mancano per ore; a volte per giorni. Si susseguono le accuse, i giornali dicono tutto e il contrario di tutto, il povero cittadino è frastornato: di chi la colpa? A chi rivolgersi per far valere le proprie ragioni?

Le ditte artigianali (già poche) e le fabbriche (pochissime) sono ferme. Nelle celle frigorifere e nei frigoriferi dei grossisti, degli alberghi e dei ristoranti la merce si guasta.Chi paga per questo disastro? Paga Capo Verde; ancora una volta condannato ad un sottosviluppo a cui non riesce a sottrarsi.

È della scorsa settimana una notizia (confortante?!). Electra e il Governo hanno trovato un accordo. Quale? Non è dato sapere.
Una delle clausole dell'accordo precisa che i termini dell'accordo non devono essere divulgati. Quale altro imbroglio si trama alle spalle del povero popolo capoverdiano?

 

 

Il Paese nascosto

Giugno 2005 - Cabo Verde

Le guide turistiche di Capo Verde raccontano di un paese con poco artigianato, scarsa vita culturale, arte approssimativa o quasi inesistente. Solo la musica viene citata anche se limitatamente ad un esiguo numero di artisti (tra cui la "divina" Cesaria Evora). Il turista, il viaggiatore, chi vive occasionalmente a Capo Verde, si adatta a poco a poco a questa "realtà". Si rassegna. Porterà agli amici o per sé, al ritorno in Patria, unicamente una bottiglia di vino di Fogo, o una di grogue, una scatola di tonno o… qualche oggetto di artigianato proveniente dal vicino Senegal.

È solo vivendo a lungo in questo paese che ci si avvede che la realtà è completamente diversa. La scoperta avviene gradatamente, quasi per caso. Vivendo a Capo Verde ci si accorge a poco a poco che quasi tutti gli articoli di uso comune, dagli alimentari a quelli "superflui", inizialmente reputati introvabili, esistono. Basta cercarli. L'insegna è praticamente sconosciuta, le vetrine quasi inesistenti e spesso schermate da inferriate. Può accadere ad esempio di entrare in un negozio che (miracolosamente) ha una targa con scritto "Tabacaria" e scoprire che si tratta di un negozio di abbigliamento. Come mai? Prima c'era effettivamente una rivendita di tabacchi….

In questo caso è il passaparola a risolvere tutti i problemi. Basta chiedere: al vicino, al passante, ad un negoziante qualunque. Tutti si profonderanno in indicazioni utili, precise ed esaurienti. La vostra vita diventerà, improvvisamente, più facile e avrete (quasi) tutto, veramente, a portata di mano.

Questo meraviglioso Paese è così! È discreto, riservato, nascosto… non ostenta mai nulla…ha quasi una sorta di pudore a mostrarsi, a mostrare le sue cose, i suoi pensieri, la sua cultura, il suo artigianato, la sua arte… Tutto è nascosto: i suoi tessuti (Panos), la sua ceramica, i prodotti della sua medicina popolare, i cesti di palma intrecciata… i suoi batik, le tele dei suoi artisti…

Raramente (quasi mai) troverete piatti della cucina capoverdiana nei ristoranti. La katchupa il piatto povero, l'unico che può permettersi gran parte della popolazione, vi verrà offerto, a prezzi esorbitanti, in qualche ristorante per turisti ma completamente introvabili saranno altri piatti tipici come la calderada, il cabrito o le specialità locali dei giorni di festa. E anche in questo caso il turista lascerà il paese convinto che la cucina capoverdiana non possa offrire altro che pietanze cotte su una griglia improvvisata ai lati della strada…

Spesso si parla di viaggiare per "scoprire" un Paese, le sue abitudini, la sua gente. Mai come a Capo Verde il termine è veramente pertinente e appropriato. Niente viene offerto al viaggiatore frettoloso, niente è veramente evidente ed a portata di mano… Dovrete dedicare a questo paese dedizione, spirito di osservazione, serenità ma soprattutto tempo.
Verrete ripagati ampiamente!

 

La Politica da Stadio

Maggio 2005 - Cabo Verde

Capo Verde è un paese meraviglioso, clima fantastico, assoluta tolleranza religiosa, poca xenofobia (solo, un po', nei confronti dei neri africani), democrazia parlamentare, elezioni libere ogni cinque anni. Due grandi partiti si contendono il potere. È forse utile, per comprendere il sistema politico capoverdiano, fare un po' di storia partendo dai giorni dell'indipendenza:

-1975 Capo Verde conquista l'indipendenza dal Portogallo (che nel '74 aveva visto la rivolta dei Capitani al regime di Salazar). Il PAICV (di ispirazione comunista, erede del PAIGC che ha gestito l'opposizione alla potenza coloniale) prende il potere e lo conserva per sedici anni instaurando un regime da Partito Unico;

-1991 Dopo quindici anni, i tempi sono maturi per prime elezioni libere dopo l'indipendenza. Una parte di politici si stacca dal Partito e fonda l'MPD, che si dichiara subito di ispirazione liberale e apre Capo Verde ai capitali e alla speculazione degli investitori stranieri;

-1996 Vince ancora l'MPD che governa abbastanza bene per ancora tre anni. Negli ultimi due anni del mandato, forse paventando un cambio di governo alle elezioni successive, commette un sacco di "errori" svendendo il paese agli stranieri (tramite privatizzazioni selvagge) e permettendo l'arricchimento indebito di una piccola minoranza della popolazione (governanti, finanzieri, burocrati);

-2001 Cambio della guardia. Vince effettivamente il PAICV per un pugno di voti.

-2005 siamo alle soglie di un nuovo appuntamento elettorale e si rende necessario, più che un bilancio dei cinque anni appena passati, un esame della maturità acquisita da un paese e dalla popolazione in questi anni di regime democratico.

Le elezioni, a Capo Verde, ormai lo hanno capito tutti, si vincono (o si perdono) per un pugno di voti. Un pugno di voti che ognuno vuole far propri. È così che ogni partito al potere lavora, negli anni di governo, esclusivamente in chiave propria e "pro domo sua". Governa come se l'opposizione non esistesse, prende impegni che non rispetta, fa promesse che non mantiene. I simpatizzanti, i votanti, gli aderenti a quel partito hanno una fede assoluta nei loro governanti che appena eletti sono inavvicinabili dalla gente comune e vengono considerati dalla popolazione come una sorta di semidei. Essere di "un partito" vuol dire avere "fede nel partito". Una fede che va al di là di ogni spirito critico, una fede che giustifica tutto. Il partito è come la propria squadra del cuore: non può sbagliare, non può perdere e se perde è colpa dell'arbitro!

La similitudine col calcio può continuare parlando della campagna elettorale. I fans di una squadra o dell'altra ostentano i gadget (cappellini, magliette, portachiavi ecc…) con i simboli dal partito e il nome dei candidati. Ma, da dove arrivano i soldi? C'è da chiedersi chi li paga: non siamo in un paese povero del terzo mondo che vive esclusivamente di aiuti umanitari e di rimesse degli emigrati!? I Partiti "inventano" le feste e le ricorrenze più fantasiose per offrire gratuitamente bevande (grogue e birra) alla popolazione festante e osannante. I muri vengono dipinti con vernici e manifesti (rimarranno così sino alla prossima consultazione elettorale!). Si arriva così alle elezioni in un'atmosfera di corrida festante, di musica a volume altissimo sino a mattino inoltrato, di bottiglie e cocci di vetro per le strade.

Quando si va al conteggio dei voti, le elezioni non interessano più al popolo minuto (quello che ha votato). Ormai la questione è di competenza dei Politici, dei Potenti. Iniziano allora le accuse di brogli e di truffa. In maniera pacata si intende, come è nell'indole dei capoverdiani ma senza esclusione di colpi. Ci si accusa di conteggi errati, di aver dato soldi in cambio di certificati elettorali e documenti di identità, di aver fatto votare gente defunta da tempo. Il conteggio si protrae, gli animi si scaldano ma … nessuna paura… finirà presto … qualcuno governerà per i prossimi cinque anni e il cittadino, povero in canna, ritornerà a pagarsi le bevande di tasca propria e a riservare le proprie emozioni al Benfica o al Porto.

 

Il Turismo, questo sconosciuto

Aprile 2005 - Cabo Verde

Dov'è Capo Verde?

Se vi rivolgete in Agenzia avrete la sensazione che si tratti di un'isola (Sal), massimo due (Sal e Boavista) e non di un'arcipelago di dieci isole più qualche isolotto sparuto. È la deformazione del turismo di massa quello che non visita i luoghi ma "li fa". Sentirete infatti dire: "l'anno scorso ho fatto l'India, quest'anno faccio Capo Verde…). Su questo turismo Capo Verde, paese privo di ogni altra risorsa che non siano gli aiuti umanitari o le rimesse degli emigrati, punta per sopravvivere nei prossimi dieci anni.

Ma se si entra nel merito di "quale turismo", i capoverdiani (governante o uomo della strada) cascano dalle nuvole. Come "quale turismo"?. Il turismo è uno solo: quello dei Turisti, dei Bianchi, dei Ricchi! Quello di chi se lo può permettere, di chi cerca agi e comodità, di chi non vuole pensare a nulla, riposarsi e vivere un breve periodo fuori dallo stress di casa.

 

Provate a cercare un campeggio, uno solo in tutto l'arcipelago, non lo troverete

Non esiste un altro turismo che quello dei grandi hotel o dei grandi villaggi turistici. Provate a cercare un campeggio, uno solo in tutto l'arcipelago, non lo troverete. Non è credibile che un Turista, un Bianco, un Ricco, possa voler passare le proprie vacanze sotto una misera tenda. Le tende, le case con il tetto di paglia, sono prerogative dei poveri, di chi altro non può permettersi…

Facile criticare, direte, per chi nato in un paese turistico e, con qualche anno sulle spalle, ha seguito l'evoluzione italiana degli ultimi cinquant'anni. Ma è lontana da noi l'idea di criticare la completa ignoranza delle meccaniche turistiche da parte dei capoverdiani. Ciò che non si sa, prima o poi, si apprende. Magari a proprie spese, spesso in maniera non indolore. Non è della non conoscenza che ci crucciamo ma di quella che sospettiamo essere "malafede interessata".

 

Le altre isole dell'arcipelago, per ora resistono, nella loro quasi stoica povertà

Ci è capitato fra le mani il "Piano Strategico di Sviluppo Turistico per gli anni 2004 - 2010". Questo documento, presentato in pompa magna nei primi mesi del 2004 e subito sparito dalla circolazione (non ce n'è copia neanche in Internet), pare fatto apposta per perpetuare l'attuale situazione di sfruttamento delle bellezze del Paese da parte di Tour Operators stranieri. Non c'è traccia di un programma di sviluppo di piccole strutture, non c'è traccia di qualcosa che possa, in prospettiva, rappresentare una possibilità di ricchezza per il cittadino capoverdiano.

Pare che l'attuale situazione sia considerata, dal Governo Capoverdiano, come ottimale. Le grandi strutture che ci sono a Sal, quelle che stanno nascendo a Sal e Boavista, non portano a Capoverde (e ai capoverdiani) che lavoro non qualificato e sottopagato (da 150 a 300 euro al mese). Il turista europeo paga il suo soggiorno "all inclusive" in Patria, ad un suo concittadino, ed in euro. Nessun (o minimo) trasferimento di denaro per Capoverde se non per qualche cena, fuori dal "recinto" del villaggio, in qualche ristorante spesso gestito (guarda caso) da italiani, portoghesi, tedeschi…

Quindi avanti per la stessa strada, per i prossimi cinque anni! Se e quando aprirà l'aeroporto internazionale di Santiago, Maio, a due passi, è già pronta per diventare la nuova preda della speculazione immobiliare e turistica… Un grande Tour Operator italiano finanzierà l'aeroporto internazionale di Boavista (altrimenti a cosa servirebbero le 450 camere che sta costruendo su una delle più belle spiagge dell'isola!). Sarà pronto, dicono, entro il 2006 ma funzionerà solo di giorno. Considerando le attuali strutture sanitarie dell'isola siete avvertiti: mai ammalarvi di notte! Le altre isole dell'arcipelago, per ora resistono, nella loro quasi stoica povertà. Ci arrivano solo i trekker, i curiosi, i viaggiatori, più giovani e meno giovani. Qualcuna è meta anche di escursioni (naturalmente in giornata. Dalle 9 di mattina alle quattro di pomeriggio! - non vorrete mica perdere un giorno di vacanza "già pagato"!), anche queste pagate anticipatamente in euro e "tutto compreso" ai tour operator stranieri di Sal e Boavista.

I viaggiatori autonomi, quelli liberi da vincoli, quelli che, nello stesso periodo di tempo, spendono spesso il doppio di chi viaggia organizzato, quelli che si adattano, in situazioni spartane, alle strutture esistenti, quelli che destinano i loro soldi direttamente ai capoverdiani, vengono bellamente ignorati. Il "Piano Strategico di Sviluppo Turistico" non li prevede. Non prevede nessun incremento e, soprattutto, non lo auspica.

 

Imprenditori Benefattori

 

Marzo 2005 - Cabo Verde

L'articolo originale è stato pubblicato sul giornale "A Semana" del 4/2/2005

 

L'operatore turistico Turinvest, del gruppo italiano Stefanina, ha presentato nella scorsa settimana il suo progetto turistico per lo sviluppo della cittadina di Pedra de Lume, terra nativa dello sventurato Ildo Lobo. L'italiano Andrea Vita Finzi, uno degli amministratori dell'impresa, ha spiegato il progetto a una platea in cui c'erano il Primo Ministro José Maria Neves e il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Manuel Inocêncio. Il progetto che Finzi ha considerato il maggior investimento turistico mai fatto in Capo Verde costerà 90 milioni di euro.

Il totale dell'area di intervento del progetto è di 1089 ettari, essendo 850 ettari di terreno edificabile, destinati ad infrastrutture e investimenti turistici. Andrea Vita Finzi ha spiegato a A Semana, intanto, che il cratere del vulcano dove sono alloggiate le saline - che si vuole rendere Patrimonio Mondiale - sarà preservato. Così, l'area comprendente le saline e il Monte Curral, in una estensione di 400 ettari, sarà designata parco naturale e riceverà investimenti agro-turistici.

Vita Finzi ha tenuto anche a chiarire che le saline fanno parte del patrimonio privato e "legittimo" della Turinvest, inserite come sono nei 1089 ettari di terreno che appartengono a quell'impresa. Ma ha garantito che l'impresa che rappresenta rispetterà il diritto dei capoverdiani a un patrimonio che, quantunque sia dell'impresa per diritto legale, è storicamente e culturalmente di tutti i capoverdiani.

Perciò, l'idea è garantire la preservazione delle saline, mantenendo il suo statuto di potenziale patrimonio mondiale. Anche il Primo Ministro, José Maria Neves, ha tentato di tranquillizzare i più scettici, dicendo che l'interesse dei capoverdiani sarà difeso e che "le saline continuano ad essere nostre". Il Primo Ministro ha felicitato l'impresa e la popolazione di Pedra de Lume per l'iniziativa, che, secondo lui, andrà a dare uno sviluppo senza precedenti alla regione, all'isola, e al paese.

La popolazione di Pedra de Lume, secondo Vita Finzi, avrà solo da guadagnare con questo progetto, poiché nell'accordo firmato entro la Turinvest, il Comune di Sal e il governo di Capo Verde, l'impresa si è impegnata a promuovere circa 70 nuove abitazioni per la popolazione locale che, così, potrà contare su condizioni di vita "infinitamente migliori", oltre alle nuove prospettive di impiego che si aprono.

Anche nell'accordo con il potere locale e nazionale, più di 10 mila metri di terreno saranno salvaguardati per future nuove abitazioni, lasciando altri 3 mila metri per progetti sociali, da determinare di concerto con il Comune di Sal.
Anche il sindaco salense, Jorge Figueredo, non ha nascosto il suo entusiasmo davanti al progetto e ha considerato che a partire da adesso "avremo una Pedra de Lume prima di oggi, e dopo di oggi". Per Figueredo, un investimento di 90 milioni di euro, certamente porterà beneficio all'isola e al paese.

E per lasciare i "pedralumensi" ancora più felici, questo investimento ospiterà la riqualificazione del porto di Pedra de Lume , creando le condizioni economiche e di sicurezza per l'esercizio della pesca, attività primaria della popolazione della cittadina.
Gli investimenti della Turinvest in Pedra de Lume vanno anche per le infrastrutture turistiche, nuove reti di scarico e acqua, rete telefonica, elettrica, un centro di trattamento di acque residuali, scuola, asilo, una piazza grande e un centro sociale. Tutto perché, secondo Vita Finzi, la Turinvest "capisce le necessità della società nella quale vive".

 

Rabelados

Febbraio 2005 - Cabo Verde

Sono diventati, nel tempo, il simbolo della resistenza capoverdiana al regime coloniale portoghese. Anche se qualcuno fa risalire la loro origine agli schiavi fuggiaschi dei secoli passati, in realtà il fenomeno dei Rabelados ha visto la luce intorno agli anni '40 dello scorso secolo ed è nato in opposizione alle nuove regole introdotte con l'arrivo dei frati della Congregazione dello Spirito Santo. Alla proibizione di praticare certi riti religiosi e popolari allora in uso, una parte della popolazione si ribellò mettendosi fuori dalle nuove regole ecclesiali.

Successivamente perseguitati anche dal governo coloniale portoghese, alleato della chiesa, che vedeva in questi "non allineati" un pericolo per l'ordine costituito, si rifugiarono tra le montagne nell'interno dell'isola, soprattutto tra quelle del distretto di Tarrafal, nella zona intorno a Espino Branco (Spinhu Branku). Sarebbe certo una forzatura affermare che, idealmente, il serbatoio umano da cui sono nati i Rabelados è quello dei Badiu, passando per la fase degli Increntes. Per essere chiari, in epoche diverse e successive: Badiu in opposizione allo schiavismo, Increntes in opposizione alla Chiesa, Rabelados in opposizione al potere coloniale.

Diffidenti con i turisti, ma anche con ogni sconosciuto, hanno dato adito a un numero infinito di notizie che, a questo punto non si sa più se veritiere o diffuse ad arte per prendere in giro i curiosi. Se incontrerete i Rabelados, comunque, probabilmente non vi daranno la mano, non vi diranno il loro nome, fingeranno di non capire il portoghese e richiameranno i loro bambini, quando questi si metteranno in posa per farsi fotografare. Se farete domande alle donne vi rinvieranno agli uomini per la risposta e gli uomini vi rinvieranno ai vecchi. La vita del Rabelado è limitata da quello che vede e da quello che conosce. Il suo mondo è il territorio dove è nato e vive: Praia, le altre isole, l'Europa e l'America non lo interessano.

A questo punto, sicuri, come siamo, di mischiare verità e leggenda, elenchiamo, di seguito, quelle che sarebbero (o sarebbero state) le caratteristiche di questa popolazione:
-vivono in capanne di paglia (funku) o con il tetto di paglia, senza luce, senza acqua, con il pavimento in terra battuta
-percorrono lunghe distanze per praticare i loro culti il sabato e la domenica,
-il sabato e la domenica non lavorano, digiunano e non mangiano se non dopo le tre di pomeriggio,
-non bevono alcolici, non fumano, non mangiano carne,
-vivono fuori dal tempo, non ascoltano la radio, né guardano la televisione che considerano opera del diavolo,
-rifiutano i trattamenti medici e si curano con la medicina tradizionale riportata su una sorta di "Lunario Perpetuo",
-rifiutano anche il prelievo del sangue, i vaccini e gli oggetti in metallo (anche le croci) perché di metallo erano i chiodi della crocifissione,
-risolvono i problemi e le diatribe quotidiane ricorrendo alla saggezza contenuta nella Bibbia e nei Proverbi di Salomone,
-custodiscono con cura la bandiera di Capo Verde che, dicono, A. Cabral aveva con sé il giorno in cui è stata dichiarata l'indipendenza (dimenticando che A. Cabral è morto prima di quel giorno!),
-sono organizzati in confraternite e conservano, come libro guida religioso, il Reliquario Angelico di Mons. Joaquim Silva Serrano e il Livro de Sam Cipriano.

Questa la situazione vera o presunta, mitica o reale, fantastica o veritiera nei termini in cui ci è giunta. Oggi, tuttavia, i giovani male accettano questo modo di vivere, soprattutto in un periodo in cui non esistono più né emarginazione né persecuzioni. La nuova realtà propone nuove sfide e nuovi modelli incompatibili con una chiusura al mondo, di tale dimensione. È in questo contesto che si inserisce la presenza di Misá, un'artista plastica capoverdiana che, otto anni fa ha sposato la causa dei Rabelados andando a vivere con loro nel villaggio di Rabu di Spinho Branku. Sono stati anni di lotte, difficili, ma anche di successi se, con l'aiuto di pochi, è riuscita a dotare il villaggio di condizioni infrastrutturali minime (acqua corrente; bagni, strade, telefono, due grandi centri con dieci sale per varie attività).

Ora, dopo un buon lavoro di sensibilizzazione nell'area della salute, e dopo essere riuscita a rivitalizzare l'arte dei Rabelados promuovendo l'intercambio con varie località e l'esposizione di tutta la loro produzione artistica, Misà inizia una nuova avventura che è il coronamento del lavoro fatto in precedenza. Il progetto, ambizioso ma, dati i successi precedenti, certamente realizzabile, è quello della trasformazione di Rabu di Spinho Branku in un Villaggio Multiculturale che possa rappresentare tutta la ricchezza artistica, il talento artigianale e l'identità culturale di una comunità sconosciuta agli stessi capoverdiani
Nel progetto di Misá, Rabu sarà "lo spazio dove la Cultura e la Tradizione si incontreranno in maniera armoniosa e dove tutti i figli capoverdiani della diaspora, artisti e artigiani di vari punti nazionali e internazionali potranno contribuire per una miglior conoscenza dell'identità di Capo Verde e partecipare volontariamente allo sviluppo di questo progetto essendone loro stessi motore e soggetto".

Crediamo anche noi che, mutati i tempi sia venuta l'ora, per i Rabelados di uscire dell'emarginazione, di aprirsi al mondo esterno, di conoscere gente di altri paesi e di altre culture. Anche un turismo "intelligente", dormendo nelle case degli abitanti o in un'area di campeggio (che prima o poi nascerà, nei dintorni), mangiando con loro, passeggiando per i loro sentieri condividendo i loro racconti e la loro cultura, potrebbe aiutare questa gente a ritrovare la giusta fiducia nel Mondo che li ha chiamati Rabelados senza accorgersi che, probabilmente, è stato lui a perseguitarli e a rifiutarli per decenni. È ora di mettere fine a questa assurda emarginazione di una parte autentica (forse la più autentica) di popolazione capoverdiana.

Contatti e letture utili:
Misà (00238) 9918197 - e-mail: [email protected]
Hora de bai - A. M. Sobrero - Ed. Argo 1998

 

Praia d'Aguada: l'ultima nave negriera

 

Gennaio 2005 - Cabo Verde (dal "diario di un turista")

Da Fogo (siamo andati alla Caldera, ai piedi del vulcano), per raggiungere Praia, abbiamo dovuto raggiungere prima Brava. Il mare è brutto, ma soprattutto il piccolo porticciolo di Furna è inadeguato. Così la nave ormeggia in rada e i passeggeri scendono e salgono attraverso il trasbordo su piccole imbarcazioni. Perdiamo ore e ore. Arriviamo a Praia dopo 14 ore dalla partenza da Fogo (navigazione reale circa 5 ore).

La nave su cui viaggiamo è la Praia d'Aguada. Quella che io definisco "l'ultima nave negriera ancora in uso nel XXI secolo". Un viaggio su questa nave permette di capire molte cose: il rapporto del popolo capoverdiano con il "potere", il sistema vessatorio di chi il potere lo esercita, l'incompetenza di chi permette questi veri e propri abusi - reali limitazioni delle libertà personali. Analizziamo un viaggio su questa nave che l'Arca Verde (la società statale di Navigazione - in liquidazione da anni) definisce il suo "fiore all'occhiello":

Per turisti come noi si tratta di una orribile manifestazione di arroganza e di uno schiaffo alle velleità turistiche di Capo Verde. Per i capoverdiani la dimostrazione che il proprio governo, al di là delle intenzioni, non riesce a difenderli dai "poderosi" e dai "bianchi" (non a caso questa definizione in capoverde prescinde dal colore della pelle) maleducati e insolenti. Per tutti il rischio di un incidente: un naufragio farebbe fare ad equipaggio e passeggeri quella che i marittimi definiscono "la fine del topo"!

Non è un caso che la popolazione capoverdiana preferisca attendere, per giorni, le più "umane" Barlavento e Sotavento, due navi che riconoscono, con la fine della schiavitù, la libertà e l'uguaglianza di tutti gli abitanti di Capo Verde e del genere umano.

 

I misteri di Alcatrazes, la capitale perduta

 

Dicembre 2004 - Cabo Verde

Era il 1462 quando Antonio da Noli sbarcava a Ribeira Grande portando con sé parenti, amici, portoghesi, genovesi, nobili e agricoltori per dare inizio al popolamento dell'isola di Santiago. Altrettanto faceva Diogo Alfonso che stabiliva la sua sede ad Alcatrazes, nella parte est dell'isola.

Antonio e Diogo erano stati nominati donatari delle due Capitanie dell'isola e dovevano sviluppare l'agricoltura e l'allevamento. La storia di Capo Verde era iniziata un paio di anni prima, quando due caravelle, comandate da Antonio da Noli, genovese (allora Noli faceva parte della Repubblica di Genova) al soldo della corona portoghese e Diogo (un altro Diogo) Gomes, giunsero alle isole. La storia su chi per primo avvistò l'isola e scese a terra è controversa ma a noi, a cui piacciono più le leggende che le storie, piace riportare la seguente:

"arrivarono nella baia di Ribeira Grande e gettarono l'ancora. Si trattava di stabilire chi dei due capitani dovesse scendere per primo a terra. Tirarono a sorte e fu Diogo Gomes, baciato dalla fortuna, a prendere possesso di quella terra in nome della Corona Portoghese."

Sulla via del ritorno le caravelle ebbero alterne fortune e furono diversamente favorite dai venti. Arrivò primo, in Portogallo, Antonio da Noli che, dichiarando di aver trovato le isole, ne divenne lo scopritore ufficiale. Il solito genovese/italiano furbastro? Parrebbe proprio di sì.

Ma torniamo ad un paio di anni dopo quando Antonio da Noli e Diogo Alfonso si stabiliscono nelle isole fondando le rispettive capitali. Di Ribeira Grande si sa, se non proprio tutto, molto (una buona sintesi si trova alla pagina web http://www.cvfaidate.com/ribeira.htm). Di Alcatrazes, invece, quasi nulla. Non siamo Storici ma, da curiosi, le uniche notizie che siamo riusciti a trovare ci portano a sapere che nel 1513, data l'insalubrità del luogo, era iniziato il graduale abbandono di Alcatrazes e i suoi abitanti si erano trasferiti, in gran parte, a Ribeira Grande.

1462-1513: 50 anni di vita! Non sono molti ma non sono neppure pochissimi. Possibile che di quella esperienza non sia rimasto proprio nulla? Possibile che sulla localizzazione di Alcatrazes non si vada oltre un generico "nei pressi di Praia Baixo"? Dopo alcuni insuccessi siamo finalmente riusciti, a Praia Baixo, a trovare una signora che ricordava che suo padre chiamava una Baia vicino "Bahia de Alcatrazes". Ce la siamo fatta indicare ed oggi, quasi certamente, siamo in grado, ad uso di futuri turisti o studiosi, di dare le indicazioni per raggiungerla.

Arrivati a Praia Baixo voltate a sinistra in direzione del Praiabaixo Aparthotel e, prima di arrivare alla costruzione alberghiera (dove la strada finisce sulla spiaggia), prendete la traversa sulla sinistra. Passerete davanti ad una fila di case e, due chilometri dopo, sarete a Castelo Grande. Non c'è nessun castello (chissà da dove deriva il nome!) ma, lasciata l'auto, potrete vedere una collinetta davanti a voi (il Pico) e, molto in alto, verso le montagne, quella che sembra una costruzione fortificata ed è invece una formazione naturale (detta "dois orelhas", in italiano "due orecchie").

Voi, ora a piedi, seguirete il greto del fiume e, arrivati al mare, salirete sul pianoro alla vostra sinistra. Da là avrete un panorama incredibile. Questo è il luogo dove, probabilmente, sorgeva Alcatrazes. Una lingua di terra rialzata, tra due ribeiras, che forma ai lati due approdi riparati dal vento.

La Cooperazione Spagnola sta facendo uno splendido lavoro per il recupero di Ribeira Grande (oggi Cidade Velha). Siamo proprio sicuri che non valga la pena di scavare anche quel promontorio alla ricerca di Alcatrazes?

 

I misteri dell'aeroporto di Praia

 

Novembre 2004 - Cabo Verde

Capo Verde, caso forse unico al mondo, non ha un aeroporto internazionale nella Capitale. L'unico che si fregia di questa denominazione, e su cui possono atterrare grandi aerei, si trova a Sal, un'altra isola dell'arcipelago distante, in linea d'aria, oltre duecento chilometri.

Negli anni '80 il governo decide di porre fine a questa anomalia ed inizia i lavori di costruzione del nuovo aeroporto di Praia.
Intanto i governi si succedono, dal '91 al 2001 (per due legislature) governa il MPD, di ispirazione liberale; dal 2001 ritorna al potere il PAICV, prima partito unico e ora semplicemente di sinistra. Se, a questo punto si chiede all'"uomo della strada capoverdiano" il perché del ritardo incredibile nell'apertura (e nei lavori) dell'aeroporto ci si sente ventilare un incontrollabile voce di ammanchi e di sottrazione dei finanziamenti destinati allo scopo. Nulla di tutto questo (pare) sia vero.

L'unica anomalia è "tecnica" (almeno così riportano i giornali). Sono stati sbagliati i calcoli, la prevista "sala Vip" per i voli internazionali risulta troppo elevata e sulla traiettoria degli aerei in atterraggio. Una riunione a Sal (perché a Sal?) tra committenti e impresa appaltatrice dei lavori sistema tutto. Si riparte. Siamo nel 2002.

Il tempo passa. L'"uomo della strada capoverdiano" si interroga. Gli vengono le idee più strane. Del tipo: "non ci saranno delle pressioni degli operatori turistici di Sal al fine di non aprire il nuovo aeroporto?". In effetti il dubbio, per quanto probabilmente infondato, è legittimo. Tutti sanno che il Turismo a Sal è completamente in mano ad operatori stranieri, soprattutto italiani (uno viene, popolarmente, chiamato addirittura "il re di Sal").

Intanto, nel tempo, compaiono sui diversi giornali, quello governativo, quello di opposizione e quello più marcatamente indipendente, alcune notizie che vi diamo in successione: l'aeroporto aprirà entro il 2003, aprirà entro la primavera del 2004, aprirà prima della fine dell'anno. Siamo ai giorni nostri. Horizonte, settimanale governativo, del 15 ottobre scorso, dopo aver fatto una corretta quanto succinta cronistoria del tribolato iter del nuovo aeroporto dichiara:

"l'opera doveva essere conclusa nel giugno 2004, come il governo aveva annunciato, dovendo essere inaugurato, forse, per fine anno. Tuttavia, è certo che l' entrata in funzionamento di questa infrastruttura molto attesa, non solo dalle compagnie aeree ma anche dagli investitori e operatori turistici, avverrà solo nel 2005."

A questo punto l'"uomo della strada capoverdiano" ha capito tutto. È tutto chiaro. Non c'è più bisogno di farsi alcuna domanda. Le Elezioni Politiche sono previste per il gennaio del 2006, Santiago ha più della metà degli abitanti dell'arcipelago, la sola Praia ne ha più di un quarto. È tutto chiaro… persino troppo…

Nota: L'aeroporto è stato effettivamente aperto il 6 ottobre 2005. A gennaio il Partito al potere (PAICV) ha rivinto le elezioni.

A&A (mail: [email protected])

Voltar à página principal (em português) | Tornare alla pagina principale (in italiano)
Para sugerir um site | Per suggerire un sito
Falemos | Forum