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A cura di Giancarlo Perlo

 

Un'opinione di Giancarlo Perlo 15/3/2006
L'incubo del dieci aprile
 

Ho sognato di vivere in un Paese normale. Un paese in cui alle elezioni sia possibile votare per il partito o la coalizione che risulti più convincente e nel quale si possa decidere liberamente di cambiare il proprio voto da un'elezione all'altra, giudicando di volta in volta in base ai programmi, ai candidati, alle idee. Vorrei essere libero di votare per una volta la destra, perché no?

Nel mio Paese invece chiunque abbia un minimo di senso morale o anche semplicemente di gusto estetico non ha purtroppo alternative e alle prossime elezioni politiche del 9-10 aprile sarà costretto a voltare per l'unica scelta possibile. La coalizione di centrosinistra (formata da partiti che vanno dai neocomunisti di Rifondazione ai cattolici di centro dell'Udeur) è certamente poco unita, il suo programma è confuso e il tasso di litigiosità fra i suoi rappresentanti è piuttosto elevato. Un'eventuale suo governo forse non durerebbe molto e sarebbe sottoposto al rischio costante di subire i ricatti delle sue diverse componenti.

Ma la scelta alternativa è assolutamente improponibile. La cosiddetta Casa della Libertà (che comprende essenzialmente: Forza Italia, il partito-azienda del primo ministro Silvio Berlusconi; Alleanza Nazionale, un partito di destra, nato dalle ceneri del fascista Movimento Sociale; la Lega Nord, una formazione con base elettorale esclusivamente nel nord Italia e atteggiamenti spesso razzisti e intolleranti nei confronti degli immigrati stranieri e dei meridionali; l'UDC, un partito cattolico di centrodestra) è soltanto un aggregato di interessi spesso contrastanti, tenuta insieme solo dall'obiettivo di conservare il potere il più a lungo possibile. Negli ultimi cinque anni di governo, l'Italia si è impoverita, il tasso di crescita si è avvicinato allo zero, il prestigio internazionale è decaduto e la politica estera si è uniformata in modo acritico a quelle del governo Usa, le leggi del Paese e la sua stessa Costituzione sono state modificate per rispondere agli interessi personali o clientelari di questa o di quella parte politica. In compenso Berlusconi è diventato nel frattempo il venticinquesimo uomo più ricco del mondo e il suo patrimonio personale è più che triplicato, passando da circa 3 miliardi di euro nel 1994 agli oltre 9 miliardi attuali.

Al disastro economico del Paese si accompagna (cosa ancora più grave) uno sfascio morale. Il primo ministro Silvio Berlusconi fornisce un esempio costante di come sia possibile utilizzare la cosa pubblica per i propri scopi personali, di come l'insulto e l'aggressione nei confronti degli avversari politici, dei giornalisti e dei magistrati possano diventare utili strumenti per fare "politica", del più totale disprezzo per le regole e gli ideali della democrazia. Con un premier del genere, come si potrebbe sperare in un Paese diverso? Berlusconi è un mediocre attore di avanspettacolo, un comico prestato alla politica, un affarista che sfrutta il suo dubbio fascino televisivo per mascherare l'assoluta mancanza di idee e di proposte politiche, un populista e demagogo della peggiore specie.

Ecco perché alle prossime elezioni sarò costretto a votare per il centrosinistra: non perché sia la soluzione migliore ai problemi dell'Italia, ma semplicemente perché non esistono altre possibilità. Rinunciando al sogno di un Paese normale (in questo momento probabilmente irraggiungibile), mi accontenterei di non risvegliarmi il prossimo dieci aprile in un incubo: quello di altri cinque anni di governo Berlusconi.

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