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A cura di Antonella Spadafora

 

Un angolo di Francia dove meno te lo aspetti

I turisti più arguti lo notano già dal nome. Quando si trovano a visitare “Guardia Piemontese”, infatti, qualcuno già fa due più due: come mai questo paesello in provincia di Cosenza e a strapiombo sul mar Tirreno calabrese porta un nome che ricorda il profondo nord della penisola?

Girovagando per le vie dell’antico – e intatto – borgo potreste imbattervi da soli nella risposta: ascoltate le anziane signore che parlottano fuori dagli usci, sedute a prendere il fresco; fate caso ai bambini più piccoli, quelli che ancora non vanno a scuola, e ai loro giochi.

Ecco, sentirete le persone del posto parlare una lingua bellissima e musicale come solo le nostre lingue romanze sanno essere, ma non è né italiano né un dialetto calabrese, bensì un dialetto occitano, imparentato dunque con quelli del sud della Francia e delle terre italiane confinanti, il Piemonte appunto. Questa lingua è detta “guardiolo” ed è un’isola linguistica unica ed eccezionale. Attenzione però: non sentirete parlare guardiolo a “Guardia Marina”, la frazione del paese sulla costa, quella conosciuta dal turismo; dovrete spingervi fin nel cuore del paese storico, sul cucuzzolo della montagna. Sono un po’ tutti così i paesi del Tirreno in Calabria: la frazione sulla costa modaiola, moderna, divertente; il paese medievale nell’interno, abbarbicato in montagna e con tante tradizioni da scoprire. 

Se vorrete conoscere quelle di Guardia Piemontese potrete visitare il Museo della civiltà contadina e farvi raccontare dell’esodo dei Valdesi, cioè degli eretici perseguitati dalla religione cattolica ufficiale e costretti a cercare rifugio nel XIII sec. proprio in Calabria, terra in cui portarono lingua tradizioni e religione. A causa di quest’ultima, però, venne massacrata parte della popolazione, nel Cinquecento, per volere del cardinale che sarà poi ricordato come papa Pio V; ancora oggi la memoria di questo evento è viva nei discendenti dei superstiti, e se la piazza principale si chiama “Porta del Sangue” è proprio perché da tale porta di ingresso nella città si videro confluire e scorrere fiumi di sangue, tanto ne scorreva nelle strade di tutto il paese. Per fortuna, alla promozione culturale e alla tutela del guardiolo vengono riservate molte attenzioni, anche se non tutti i calabresi conoscono la particolare storia di questo bellissimo paese. 

Se le informazioni che vi abbiamo fornito vi sembrano troppo “intellettuali” vi consiglio di dare un’occhiata alle foto del mare su cui Guardia si affaccia: sono immagini che parlano da sole. Per di più, qui ci sono pure le Terme. Ho pensato tante volte, mentre passeggiavo nel borgo, che questi valdesi avevano proprio buon gusto.

 


Per approfondire

Comune di Guardia Piemontese
Guardia Piemontese: qualcosa di nuovo, anzi di antico

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