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A cura di Mario Chiapetto

Timor Est, il paese più giovane del mondo

Occupazione portoghese

Mappa di TimorTimor Est (o Timor Lorosae, come è chiamato nella lingua "tetum", che, con il portoghese, è una delle due lingue ufficiali del paese) ha conquistato l'indipendenza solo il 20 maggio 2002 (il 20 maggio è ora festa nazionale), dopo una storia lunga e tormentata di occupazioni straniere, prima da parte dei portoghesi (fino al 1975) e poi da parte degli indonesiani (fino al 1999). La piena indipendenza è stata ottenuta solo dopo una dura lotta e dopo molti anni di guerriglia contro gli occupanti, anni durante i quali molti timorensi persero la vita o furono obbligati all'esilio. Passati i festeggiamenti e l'euforia per la libertà conquistata, oggi il paese deve ancora affrontare i gravi problemi del sottosviluppo, dovuti alla fragilità della sua economia e alla dipendenza quasi totale dagli aiuti internazionali. Questi problemi sono divenuti ancora più difficili dopo la recente partenza del personale ONU, che, con le sue spese, aveva contribuito a sostenere (artificialmente) l'economia del paese.

Il piccolo stato (18.000 km quadrati e 800.000 abitanti) occupa la parte orientale dell'isola di Timor, situata fra l'Indonesia e l'Australia, nell'arcipelago delle piccole Sonda, mentre la parte occidentale della stessa isola è una provincia indonesiana. Il paese è molto montuoso e ha un clima tropicale, con piogge caratteristiche dei regimi monsonici e con piene e valanghe frequenti.

I portoghesi giunsero a Timor fra il 1512 e il 1520, interessati principalmente al sandalo, legno nobile utilizzato nella profumeria e nella fabbricazione di mobili di lusso, che copriva praticamente tutta l'isola. Lo stesso poeta nazionale della lusofonia, Camões, cita Timor nella letteratura occidentale per la prima volta (canto X, 134), ricordando il suo "sandalo odoroso". Per molti secoli gli occupanti portoghesi si preoccuparono solo di sfruttare le risorse dell'isola, senza interessarsi allo sviluppo del territorio: fu appena negli anni sessanta che Dili, la capitale, cominciò ad avere la luce elettrica e negli anni 70 un minimo di infrastrutture, come acqua, fognature, scuole e ospedali, mentre il resto del paese, in particolare le zone rurali, continuava ad essere poverissimo e arretrato.

Inoltre, nel 1941 gli australiani e i giapponesi poi nel 1942 occuparono Timor, in spregio alle norme del diritto internazionale sui paesi neutrali, quale era il Portogallo. Ne derivò una distruzione totale delle già scarse infrastrutture e lo sterminio organizzato, da parte delle forze giapponesi, di un decimo della popolazione. La popolazione si mantenne sostanzialmente fedele al Portogallo, subendo tra l'altro "esecuzioni mirate", come quella del Liurai (capo nobile) Dom Aleixo, fedele alla sacra bandiera del Portogallo ( (glorificato negli anni successivi alla liberazione come esempio di "lusitanità"). Nel settembre 1945, al momento della resa nipponica, un contingente portoghese proveniente dal Mozambico sbarcò e rioccupò Timor, tentando di rimettere in sesto le infrastrutture del Paese. All’epoca la parola in tetum (la lingua più importante delle oltre trenta parlate nell’isola) “lulik”, (sacro) veniva usata per indicare, tra le altre cose degne del massimo rispetto, la bandiera portoghese.

Occupazione indonesiana

Dopo la Rivoluzione dei Garofani,il Portogallo - incerto sulla sorte da riservare a Timor, in un clima di dissoluzione dell'impero coloniale - decise di abbandonare precipitosamente l'isola nell'agosto del 1975, trasferendo le sue unità di paracadutisti e i poteri amministrativi nell'isola di Atauro, di fronte a Díli. Scoppiò una breve guerra civile tra i fautori dell'unione con l'Indonesia (APODETI) e quelli dell'indipendenza, a sua volta divisi tra i "gradualisti" e quelli favorevoli all'indipendenza immediata. A quest'ultimo gruppo apparteneva il FRETILIN, Fronte Rivoluzionario di Timor Est, che proclamò la repubblica il 29 novembre. Ma l'indipendenza durò molto poco. Il generale Suharto, che all'epoca governava l'Indonesia, inviò le truppe a invadere l'isola e il 7 dicembre l'esercito entrava in Dili, occupando rapidamente tutto il territorio, malgrado la condanna dell'Assemblea Generale dell'ONU, ma con la tacita benedizione di Stati Uniti ed Australia.. Non si deve dimenticare che Kissinger, allora segretario di Stato statunitense, temeva il possibile dislocarsi della flotta sovietica nel “cortile di casa” australiano. Indirettamente questi fu aiutato dalle dichiarazioni, successivamente ritrattate, dei leader timorensi Gusmão e Horta in favore del terzomondismo e del socialismo reale.

Dopo la colonizzazione portoghese, cominciava la violenza dell'occupazione militare indonesiana e Timor Est diventò la 27° provincia dell'Indonesia. Ne seguì un lungo massacro di timorensi, conseguenza di una politica di genocidio e di assimilazione forzata. Con i bombardieri furono distrutti centinaia di villaggi e il governo indonesiano non esitò a utilizzare tonnellate di napalm - lo stesso impiegato in Vietnam- contro la resistenza, bruciando buona parte delle foreste del paese affinché i guerriglieri non avessero dove nascondersi. Tale uso fu successivamente negato dalle autorità di Giacarta.

Solo nel 1989 l'Indonesia diede inizio a una relativa apertura del territorio, che all'epoca viveva in un isolamento praticamente totale. Allo stesso tempo l'Indonesia volle accattivarsi le simpatie dei timorensi con programmi di sviluppo sociale, come la costruzione o il recupero di strade, scuole e ospedali. Tuttavia, nell'ottobre del 1989, la visita del papa Giovanni Paolo II a Timor fu segnata da manifestazioni a favore dell'indipendenza, duramente represse. Il giorno12 novembre 1991 l'esercito indonesiano sparò sulla folla che prestava omaggio a uno studente ucciso dalla repressione nel cimitero di Santa Cruz. Almeno 200 persone furono assassinate sul posto e altrettante nella caccia all'uomo che proseguì giorno e notte, anche dentro gli ospedali. Le immagini del massacro, realizzate da giornalisti stranieri, fecero sì che il mondo scoprisse la tragedia di Timor Est.

Nell'ottobre del 1996 la causa di Timor ottenne un grande riconoscimento internazionale con l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace al vescovo Carlos Ximenes Bello e a José Ramos Horta. Ramos Horta, risiedendo stabilmente in Australia e New York, era diventato un vero e proprio ambasciatore in pectore della diaspora timorense. Nel luglio del 1997 il presidente Nelson Mandela visitò Xanana Gusmão, leader del Fretilin, in prigione, cominciando a fare pressione per una soluzione negoziata. Nello stesso anno la crisi economica in Asia colpisce duramente l'Indonesia e il regime di Suharto comincia a vacillare, con manifestazioni sempre più violente nelle strade, che conducono alle dimissioni del generale nel maggio del 1998.

Portogallo e Indonesia arrivano a negoziare la realizzazione di un referendum popolare, sotto la supervisione di una missione delle Nazioni Unite, la UNAMET. Tuttavia, sentendo che sta per perdere il territorio, l'ala più dura dell'esercito indonesiano recluta e addestra milizie armate che diffondono il terrore fra la popolazione. Nonostante tutte le minacce, il 30 Agosto del 1999, oltre il 98% della popolazione va alle urne e il risultato non lascia margini di dubbio: il 78,5% dei timorensi scelgono l'indipendenza.

Ancora prima della proclamazione dei risultati, le milizie, protette dall'esercito indonesiano, scatenano una violenza incredibile. Uomini armati cacciano e uccidono nelle strade tutti quelli che suppongono aver votato per l'indipendenza. Migliaia di persone sono separate dalle famiglie, messe a forza su camion che nessuno sa dove vanno. La popolazione comincia a fuggire sulle montagne o a cercare rifugio nelle chiese e nelle sedi delle organizzazioni internazionali. Tutti gli stranieri vengono evacuati, lasciando Timor in balia della furia delle milizie e dell'esercito indonesiano.

Alla fine l'ONU decide di formare una forza internazionale di intervento e il 22 settembre del 1999 i soldati ONU entrano a Dili e trovano un paese totalmente devastato e incendiato. Quando Xanana Gusmão torna a Dili, il 22 ottobre, vedendo quello che è rimasto di Timor, dice: "Ero convinto che bisognasse ricominciare da zero. Ma è molto peggio di quello che pensavo". Gran parte delle infrastrutture di Timor Est erano state distrutte e il paese era quasi completamente devastato.

Indipendenza

Finalmente, nell'aprile del 2001, due anni dopo il referendum popolare, i timorensi tornano alle urne. Le elezioni consacrano Xanana Gusmão come il nuovo presidente del paese e il 20 maggio del 2002 Timor Est diventa completamente indipendente. Primo Ministro viene eletto Mari Alkatiri, resistente in esilio per 20 anni in Mozambico, discendente di commercianti dello Yemen stabilitisi a Timor da molto tempo e lui stesso unico caso di musulmano al governo di un paese al 98 per cento cattolico.

Molti sono i problemi che il nuovo paese deve affrontare, dovuti principalmente alle difficoltà economiche. Il tasso ufficiale di disoccupazione è intorno al 17%, ma tuttavia il dato reale è più vicino a oltre il 60%. Quasi la metà della popolazione è analfabeta e la maggior parte degli abitanti vive in condizioni di estrema povertà. C'è anche il problema del reintegro nella vita civile dei molti combattenti nella guerra di indipendenza, che adesso sono disoccupati.

Tutte queste tensioni esplodono a più riprese, come nel dicembre del 2002, quando una rivolta popolare ha messo in difficoltà il mantenimento dell'ordine pubblico nella capitale, e nel 2005, quando una folla di fedeli è rimasta per quasi un mese accampata di fronte agli uffici governativi per pretendere (incostituzionalmente) la revoca del provvedimento sulla laicità della scuola; o come quando, nel febbraio 2006, diverse centinaia di militari, capitanati dal maggiore Alfredo Reinado (ex ufficiale dei reparti speciali australiani) si sono recati (disarmati) alla presidenza della repubblica per chiedere la rimozione di un loro comandante.

Nell’aprile del 2006, in seguito alle dimissioni forzate dall’esercito dei militari ribelli da parte di Alkatiri, scoppia una rivolta che vede 600 soldati rifugiarsi con le armi leggere nelle foreste. La resa dei conti politica vede lo scontro sempre più duro tra il Presidente Gusmão e il Primo Ministro Alkatiri e le dimissioni di quest’ultimo. Nel giugno dello stesso anno Ramos Horta viene nominato primo Ministro. Contemporaneamente il Governo chiede alla comunità internazionale di intervenire militarmente. La risposta avviene immediatamente con lo sbarco di un nutrito contingente australiano, neozelandese e portoghese (i soldati portoghesi ritornavano così dopo trent’anni nell’isola). Questa tempestività ha fatto sospettare molti su una certa qual preordinazione tra le varie cancellerie.

In un clima di velata occupazione si giungeva alle elezioni del 2007 alla presidenza della repubblica, vinte da Ramos Horta con una maggioranza molto solida del 70%, a causa del doppio turno. Le successive elezioni politiche vedevano la vittoria relativa del partito di Alkatiri (personalmente rimasto nell’ombra a causa di una formale accusa di tentato colpo di stato, poi definitivamente archiviata), permettendo così lo scambio della coppia Gusmão-Horta ai rispettivi posti di comando.

Nel momento in cui pareva tornata la calma, in uno scenario di migliaia di sfollati, nel febbraio del 2008 il Presidente Ramos Horta veniva ferito gravemente da alcuni sicari all’esterno della sua residenza presidenziale. Nello stesso episodio trovava la morte il ribelle Reinado. La dinamica non è ancora stata del tutto chiarita, anche perché si vociferava neanche troppo sommessamente di un incontro Horta-Reinado per trattare la resa dei militari ancora ribelli, e perché negli stessi istanti dell’attacco a Horta veniva fatto bersaglio di analogo attacco anche il primo ministro Gusmão, che però risultava perfettamente illeso.Ramos Horta, dopo le cure in Australia, ritornava alle sue funzioni presidenziali nel maggio 2008.

Prospettive future

Nel prossimo futuro la grande speranza dei timorensi sono i giacimenti di gas naturale che sono stati scoperti nel mare al largo della costa dell'isola e che già cominciano ad essere sfruttati. Forse sarà con questi che il popolo di Timor Est riuscirà a "vincere la pace", dopo aver inaspettatamente vinto la lunga lotta contro l'occupazione straniera. In effetti, nel gennaio del 2006 Timor e l'Australia hanno sottoscritto uno storico accordo per la suddivisione del mare tra i due Paesi. Secondo le norme concordate, Timor rinuncia per 50 anni a rivendicazioni sulle acque territoriali, ricevendo in cambio dall'Australia un consistente assegno basato su prezzi del gas (attualmente abbastanza favorevoli per la fragile economia timorense).

Purtroppo rimangono molto deboli tutti gli altri comparti dell'economia: l'agricoltura è ancora a livelli di sussistenza e troppo legata al caffè o al riso, prodotti per i quali la competizione sul mercato internazionale è molto forte; l'industria - inesistente - non trova facili possibilità di sviluppo a causa delle infrastrutture debolissime e dell'analfabetismo diffuso; il turismo non riesce ancora a decollare per i problemi generali del Paese e per la diffusione di malattie endemiche, come la dengue, l'encefalite giapponese, la malaria e l'incipiente febbre aviaria.

Un segnale incoraggiante - sul fronte della cultura - è la recente (2005) organizzazione della prima Fiera del Libro in Lingua Portoghese a Díli, con la vendita di oltre 20.000 libri in dieci giorni (su una popolazione di 900.000 abitanti!), e la presenza di oltre un centinaio di professori portoghesi e brasiliani per l'insegnamento della lingua portoghese alla nuova generazione di giovani timorensi, così come previsto dalla Costituzione. L'aiuto del Portogallo edel Brasile, è significativo in tutti i campi, dagli aiuti alla ricostruzione, alla cultura.
La lingua portoghese, parlata all’epoca dell’invasione indonesiana da circa il 5-10% della popolazione, che si esprimeva nelle varie lingue e dialetti locali, fu sottoposta proscrizione da parte degli occupanti, che insegnarono il Bahasa giavanese alle nuove generazioni.

Con la nuova costituzione del 2001 la lingua portoghese insieme al tetum è stata dichiarata lingua ufficiale. Attualmente le statistiche, forse ottimistiche, danno al portoghese un 10-15% di popolazione parlante passiva ed attiva, risultato lusinghiero per un intervento di rivitalizzazione linguistica che è in atto da soli 6 anni.

In risalto

Timor Est sulla BBC (in inglese)

Storia coloniale di Timor Est

In wikipedia

Turismo

Timor su Lettera22

Una testimonianza diretta sul massacro di Santa Cruz (in inglese)

TIMORtoons, un sito dedicado alla divulgazione, attraverso i fumetti, delle atrocità commesse dall'Indonesia a Timor Est

Comitê Brasiliense de Solidariedade ao Timor Leste

Associação Portugal-Loro Sae

Diaspora Timorense

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