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A cura di Rui Martinho - Traduzione di Matilde Baldi

Intervista a Ivo Castro: La lingua portoghese in Brasile e in Portogallo

Ivo Castro, professore di Linguistica alla Facoltà di Lettere di Lisbona, la cui Storia della Lingua Portoghese è stata recentemente pubblicata in Italia da Bulzoni Editore, considera le differenze tra il portoghese europeo ed il portoghese brasiliano "un fatto naturale e insormontabile". Secondo questo linguista "la discontinuità territoriale tra Portogallo e Brasile non poteva fare a meno di provocare comportamenti linguistici diversi nelle due comunità". Tre motivi principali spiegano questo fenomeno

L'influenza della lingua degli emigranti e dell'elemento negro

In primo luogo, "la base demografica differente della popolazione del Brasile". L'esplosione dell'emigrazione verso il Brasile a partire dal diciannovesimo secolo introduce per la prima volta altre nazionalità europee oltre a quella portoghese, soprattutto spagnoli, italiani e tedeschi, per i quali la lingua di Camoes è una lingua straniera. "Questi immigranti del diciannovesimo e del ventesimo secolo impararono il Portoghese da adulti come seconda lingua. La generazione successiva imparò il Portoghese come prima lingua, ma all'interno di famiglie che avevano un apprendimento frammentario, parcellizzato e con pesanti interferenze delle proprie prime lingue. Ciò significa che i discendenti degli immigranti europei parlano un Portoghese del Brasile con qualche difficoltà a livello di apprendimento, il che spiega alcune pesanti differenze rispetto al Portoghese europeo".

Ancora più determinante sembra l'influenza dell'elemento negro, molto importante nella composizione etnica della popolazione brasiliana. "Durante il sedicesimo, diciassettesimo, diciottesimo e buona parte del diciannovesimo secolo, l'elemento principale nuovo della popolazione del Brasile derivò dagli schiavi africani che entravano nel paese parlando un creolo con base portoghese, che poco a poco perdevano a causa del contatto con la piccola classe dominante dei proprietari portoghesi. Il passato creolo del Portoghese parlato dagli africani è un altro potente motivo che intacca una larga parte della popolazione brasiliana." Attraverso l'ibridazione tutte queste influenze si incrociano, in un paese essenzialmente meticcio come è il Brasile.

Il debole investimento culturale del Portogallo nelle sue colonie

Il "debole investimento culturale del Portogallo nelle sue colonie" è un altro dei motivi che influenzano la formazione del Portoghese brasiliano, sebbene, secondo Ivo Castro, di peso minore rispetto ai primi due fattori annotati. Il Portogallo non istituì alcuna università in Brasile. L'inesistenza del Tribunale dell'Inquisizione implicò l'impossibilità pratica di produrre e stampare libri nella colonia, aggravata dall'assenza di tipografie precedenti all'installazione della corte a Rio de Janeiro. "Se facciamo il raffronto con la colonizzazione spagnola, in Messico, in Perù e nelle Filippine, a metà del sedicesimo secolo, già c'erano università, tipografie che stampavano libri e tribunali che si occupavano delle autorizzazioni necessarie, così come collegi affinché i bambini avessero una educazione spagnola. E' chiaro che questo trasferimento verso la colonia dei principali investimenti culturali era possibile -non siamo ingenui- non perché gli spagnoli erano democratici, ma perché possedevano una macchina militare così potente in loco, che potevano concedersi il lusso di lasciar fiorire la cultura, che tanto c'era l'esercito ad occuparsene. Inoltre, in Messico ed in Perù si imbatterono in civiltà sofisticate, che richiedevano approcci adeguati. Per quanto riguarda il Brasile, ci fu un investimento minimo nella trasposizione dei meccanismi culturali, il che ebbe come conseguenza un grande squilibrio tra le capacità culturali della metropoli e quelle della colonia e, di conseguenza, nel diciannovesimo secolo, con l'indipendenza del Brasile, una irritazione brasiliana nei confronti della metropoli molto maggiore di quella che le antiche colonie spagnole hanno di solito nei confronti della Spagna. E perciò un dialogo futuro compromesso tra il Portogallo e il Brasile mentre tra la Spagna e le sue antiche colonie questo dialogo non è mai stato compromesso.

La differenza ortografica e' frutto di una "gaffe" portoghese

"La questione ortografica tra Portogallo e Brasile è un bel esempio dell'irritazione brasiliana nei confronti della metropoli e del modo in cui il Portogallo non ha saputo gestire l'ascendente che aveva verso il Brasile" afferma Ivo Castro. "La controversia nasce da una "gaffe" diplomatica portoghese. Nel 1911, il Portogallo codifica per la prima volta la propria ortografia. Sino ad allora l'ortografia era di tipo etimologizzante, abbastanza lontana dalla realtà fonetica e non era codificata, il che permetteva uan grande varietà di grafie. La commissione di linguisti incaricata dalla Repubblica di redigere una ortografia, produsse un documento tecnicamente molto valido. Ma nessuno pensò che fosse necessario chiedere ai brasiliani se accettavano quella ortografia! I brasiliani ne furono molto offesi e redassero una antiortografia, ovvero scelsero intenzionalmente soluzioni diverse. Da quel momento, ci sono sempre stati tentativi di conciliazione ed avvicinamento che , per un motivo o per l'altro, non funzionano mai. Nel 1986, le autorità dei due paesi si accordarono per redigere una ortografia unica. Ma, questa volta, al contrario di quello che era accaduto nel 1911, furono i linguisti a non essere all'altezza dell'incarico e produssero un documento tecnicamente molto fiacco. In seguito ci furono altre due versioni, molto differenti tra di loro, l'ultima del 1990, sottoscritta in Brasile ed in Portogallo, ma la discussione sulla unità ortografica aveva già molti anni ed era stata tanto intensa che, in realtà, nessun governo ebbe il coraggio di fare il passo successivo e mettere l'ortografia in grado di funzionare. Accade che già sono passati sedici anni, l'ortografia del 1990 rimane nel cassetto e nessuno di fatto si accorge della sua mancanza. Il che è prova sufficiente del fatto che la coabitazione delle due ortografie, una propria del Brasile e l'altra propria del Portogallo e dei rimanenti paesi lusofoni, deve essere affrontata, come situazione irreversibile, che dobbiamo accettare e portare avanti.

(l'articolo sarà pubblicato in Media XXI, ottobre 2006)

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