O Ponto de Encontro - Banner
Home ArteS Rovine di una architettura teatrale a São Paulo (página em português)
A cura di Maurício Paroni de Castro - Traduzione Roberto Bianchi

 

Rovine di una architettura teatrale a São Paulo

São Paulo cresce e lascia rovine al suo passaggio. La nostra politica culturale anche. Le principali leggi di incentivo che alimentano i livelli di azione produttiva (governo, produttori, artisti) lasciano rovine senza valore storico. Non discuto qui altre aree culturali o città che non conosco. Molte cose sembrano essere riuscite nel cinema, per esempio. Ai responsabili del nostro governo, vorrei indicare tre problemi che asfissiano il nostro teatro. Può essere utile ai lettori italiani, dal momento che copiamo reciprocamente i nostri difetti come mai nessuna altra nazione è stata capace.

L'intrattenimento veicolava e professava la libertà, il sogno, l'utopia

1. Nelle città dove, in un dato momento storico, avvenne la magica complicità fra la molteplicità e l'utopia civilizzatrice, la popolazione si integrava col teatro stando vicina ai luoghi di spettacolo e curandosi dell'integrità architettonica. Era cosa di tutti.

Globe TheatreIl Globe Theatre e altri teatri della Londra elisabettiana sono esistiti fintanto che hanno fatto attività teatrale con significato concreto. Lì, l'intrattenimento veicolava e professava la libertà, il sogno, l'utopia. Il periodo oscurantista di Cromwell, del fanatismo puritano e della peste si incaricò di distruggere quegli edifici e tutto quello che rappresentavano.

Questo non è così distante dal Brasile come sembra. L'uso degli spazi cittadini del Teatro possiede questo significato concreto menzionato sopra. Questa ricchezza necessita di un indirizzo, di un punto di riferimento pubblico per quello che è stato costruito artisticamente.

Ai nostri giorni, Parigi ha dato un grande esempio a proposito. Ha incentivato la divisione pubblica del tesoro teatrale risultante dalle peregrinazioni di Peter Brook, attraendole verso il Théatre des Bouffes du Nord, un edificio decrepito e periferico. L'intelligenza del gestore culturale è arrivata prima del denaro, che è giunto dopo. Il suo talento è stato moltiplicato più di quando dirigeva la Royal Shakespeare Company, il più ricco teatro inglese.

Non vedo perché dobbiamo stare dietro Parigi. C'è molto talento negli artisti di teatro brasiliani.E' un talento eroico, malnutrito dal depauperamento culturale, dalla artificiosità tecnologica e dalla gestione antidemocratica degli spazi teatrali.

I teatri che hanno significato qualcosa per noi sono stati quasi tutti distrutti; quelli che sono rimasti, sono stati restaurati e sono come limbi danteschi, separati come sono dalla popolazione. Quelli che continuano a vivere lo fanno solo grazie alla determinazione degna di Eschilo dei loro membri.

Nella musica, c'è la Sala São Paulo ed il Teatro São Pedro. Nel teatro, cosa c'è? C'è il tentativo intelligente della Prefettura di ricostruire socialmente la zona centrale della città. Si arriva a cedere degli spazi a gruppi di teatro. Nel frattempo quale contenuto veicolare lì, se gli artisti brasiliani sono forzati ad essere eroi, invece di crearli? Muore la professione e sopravvive il sacerdozio.

Senza artigianato non c'è teatro.

2. sarò un pazzo furioso, ma credo in questo: il teatro ha sempre riciclato l'ignoranza. Di essa si è sempre nutrito e con essa si è rinforzato. Nel Globe, la maggioranza del pubblico era analfabeta. Gli analfabeti concretizzano meglio e più rapidamente le parole dei loro interlocutori. Per questo Shakespeare non abbassava il livello di quello che faceva. Nella commedia dell'arte, gli attori erano anche letterati coltissimi. Studiavano Platone per armonizzare pezzi di amore e odio.

Assistendo alle apparizioni di demoni, il pubblico sentiva autentica paura dell'idea del demonio, non del demonio. La differenza è sottile, ma fondamentale, è la stessa che c'è fra un teatro e un tempio di fanatici. La comunicazione di idee avveniva grazie alla competenza artigianale degli attori, che si serviva dell'ignoranza, ma non la propagava.

Senza artigianato non c'è teatro: l'artigianato si apprende a scuola; le scuole di teatro in Brasile sono carissime, frequentate e mantenute da una classe media ottusa. I professori e una minoranza più articolata sono ostacolati da un sistema perverso che insegna la logica della mendicità. Si finisce, quindi, per coltivare, costruire e diffondere una estetica di cattivo gusto e basso livello, fondata sul preconcetto.

Siamo finiti lontani, molto lontani, dalla civilizzazione

3. Approfitto di una riflessione di Jouvet. Un giorno, l'essere umano percepì dentro di se una forza segreta, intima e immateriale. Essa aveva il potere di soggiogare razionalmente le azioni del suo corpo. A questo mistero diede il nome di "anima". Era uguale a lui stesso: desiderava, sperava, sognava, esigeva di esistere per l'altro. La proiettò negli oggetti, negli animali e, infine, nell'altro.

Il passo successivo fu mimetizzarsi con l'oggetto, vestirsi con la pelle degli animali, mascherarsi con la faccia dell'altro. Questo universo, reale e irreale allo stesso tempo, materializzò le agitazioni della sua "anima". A molti piaceva assistere al fenomeno. Era utile.

Così cominciò il teatro fra greci, indios, negri, ariani.Che lo ammettiamo o no, siamo loro eredi. Questo attestato di civilizzazione, anche separato dalla religione, è sacro e pubblico.

Siamo finiti lontani, molto lontani, dalla civilizzazione. Si promuovono "cortocircuiti di modernità". Si finanziano spettacoli carissimi per mezzo di leggi di rinuncia fiscale in cui il grande beneficiario è il marketing delle imprese. A tutto questo si dà l'etichetta di teatro in quanto industria culturale. Questo, se fosse davvero culturale, sarebbe fallita senza neanche avere cominciato ad esistere.

La rinuncia fiscale (lettori italiani, attenzione! si comincia con questo, perché è facile snaturare l'uso della Legge sul Mecenatismo) non è nociva in sé. E' uno dei mezzi per impiegare denaro pubblico nel teatro. Ma sarebbe necessario avere l'onestà di ammettere che questo denaro è pubblico. Il governo fornisce la contabilità, ma non può dar conto di dove vanno questi soldi, semplicemente perché si sottrae alla decisione reale. Chi decide sono i dipartimenti di marketing delle imprese; loro scelgono quali artisti o attività patrocineranno. Le imprese non hanno colpe. La legge lo permette e lo incentiva.

Nella pratica, le compagnie teatrali con idee concrete hanno vita corta. La maggioranza neanche nasce. Questa non è pianificazione culturale, è fuggire dalla responsabilità della gestione politica. Fra privatizzare e polverizzare il senso dello stato, c'è grande differenza.

La dittatura ha consumato il teatro con la censura. Il modello culturale che si è seguito fino ad adesso ha trattato questa istituzione antica (che necessita di preservazione, rinnovamento e vita cittadina) come una cosa vecchia, truccandola appena.

Il peso di queste rovine asfissia silenziosamente il teatro brasiliano. Si rinforzano la barbarie in cui già viviamo. A questo ritmo, sarà normale imbattersi con bagarini che offrono biglietti per vedere omicidi dal vivo agli angoli delle strade affittati da lavavetri, uno dei tristi spettacoli di São Paulo. Per noia.

Voltar à página principal (em português) | Tornare alla pagina principale (in italiano)
Para sugerir um site | Colaborar
Contato | Forum