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A cura di Anabela Cristina Ferreira (mail: [email protected])

 

Il Portogallo e l'azulejo

(la storia di un paese raccontata in una piastrella colorata fatta di argilla essiccata)

 

"(...) Si dirà: questo è il destino delle grandi città, che non possono arroccarsi nel passato e alla fine morir di vecchiaia. É il destino di Parigi, di Barcellona, del Cairo. Ma Lisbona nel suo rapporto con il Tempo non è una città come le altre. Chi va a Lisbona cerca solitamente il sentimento del "Tempo che è passato". Cerca muri corrosi, magari ravvivati qua e là da pannelli di azulejos, le inconfondibili piastrelle in maiolica di tradizione moresca; cerca gli antichi lastricati, le ringhiere, le stradicciole che si arrampicano e digradano, su e giù per i sette colli della città; (...)"
Giuseppe Piacentino, "Lisbona della Nostalgia" in Meridiani n° 45, febbraio 96, p. 28


Dalle origini fino ai giorni nostri

L'arte della piastrella maiolicata la si può trovare in paesi come la Spagna, l'Italia, l'Olanda, la Turchia, l'Iran, il Marocco ma in nessun altro paese l'azulejo ha avuto un ruolo così importante nell'economia di un paese come in Portogallo. Questo è stato il paese che più ha sviluppato le forme e la funzionalità di questa piastrella maiolicata, oltrepassando la primordiale concezione soltanto decorativa.

Dall'arabo az-zuleycha (pietra lucida, terracotta) ed evidente eredità musulmana, l'azulejo diventò un elemento identificativo della cultura portoghese per l'accurata scelta dei temi della cultura nazionale, per l'esempio della concezione dello spazio interiore ed urbano, per la sensibilità con la quale tratta i temi religiosi e, più tardi, per la scelta di quei scorci di vita reale rappresentati assieme ad animali e piante.

Gli azulejos sono dei pannelli decorativi formati da piastrelle e vennero diffusi in Portogallo tramandati dall'ultimo regno musulmano di Granada, il quale arrivando in Algarve, zona estremo sud del Portogallo, fecero dilagare per tutto il paese.
La definizione dell'azulejo portoghese avviene nel 1517 per opera dell'italiano Francesco Nicoloso , a cui viene attribuita l'invenzione della tecnica della maiolica liscia, che sostituisce le piastrelle tradizionali eseguite secondo lo stile mudéjar. Ed è così che a partire dal XV secolo l'azulejo diventò l'oggetto primordiale della decorazione in Portogallo, anche se le prime reali presenze dell'azulejo come rivestimento parietale risale al 1503, a Siviglia. L'evoluzione dei motivi passò dai festoni e dai fregi geometrici ai temi della fauna e della flora, permanendo tuttavia i motivi di gusto moresco dipinti con i colori azzurro e giallo.

Sempre a partire della seconda metà del XVI secolo l'azulejo ha avuto un notevole impulso commerciale ed ha subito l'influenza della ceramica italiana, passandosi a preferire le composizioni raffigurative ed "istoriate". Si entrò così nel mercato europeo dopo che alcuni ceramisti fiamminghi scelsero Lisbona come dimora.

Dal XVII secolo si passò all'utilizzo di questa piastrella maiolicata per il rivestimento totale interno di moltissime chiese scegliendo dei motivi italo-fiamminghi, o all'esterno, con degli enormi pannelli di tematica religiosa con l'uso soltanto del colore blu cobalto, colore che meglio resisteva alla cottura. Troviamo per l'appunto in questo secolo frequenti rappresentazioni di santi e di scene religiose trasportate nella piastrella maiolicata con grande dettaglio ed enorme rigore.

É dalla prima metà del XVIII secolo che appaiono raffigurate delle scene di battaglie, di caccia o marittime, con dei grandi fiori sempre però in blu: è il chiamato secolo della "grande produzione" poiché oltre alle grandi scene ritratte, appare per la prima volta in maniera ricorrente l'uso di panelli "istoriati" assieme all'utilizzo di figure della vita quotidiana messe all'entrata di prestigiosi palazzi che fungevano la gentile funzione di accogliere chi arrivava: sono le chiamate "figure ad invito".

É comunque del XIX secolo l'idea di utilizzare negli spazi familiari come la cucina o il soggiorno, la decorazione di animali, piante o alimenti, come risultato di una valorizzazione della tradizione. I pannelli sono pieni di svariati temi tradotti con una leggerezza dei tratti e con il fondo bianco che ritorna ad avere un ruolo importante. Vengono narrate le gesta della borghesia che nel frattempo aveva fatto rinascere il Portogallo dal caos economico, con delle figure elegantemente addobbate e rivelatrici di un'epoca, senza però abbandonare del tutto i temi religiosi. La produzione diventa così più industriale e molte sono le fabbriche nate, sopratutto a Lisbona, le cui facciate ed interni sono a loro volta un esempio d'arte e buon gusto: Constância, Sacavém, Viúva Lamego.

É, infine, a partire dal XX secolo, che si cominciano ad utilizzare altre tecniche, ad eseguire nuovi sperimenti, ad applicare recenti metodi pittorici per la ceramica. Assistiamo dopo il 1950 al rinnovamento dell'azulejo scelto dai più rinomati pittori e ceramisti contemporanei, con l'integrazione in moderni progetti architettonici, come la Metropolitana di Lisbona, a seguito della nuova filosofia della piastrella intesa non più come fatto storico ma come esempio nel contesto urbano.

 

 

Le forme, i colori e le tecniche

L'isola di Maiorca, nelle Baleari, è stato un importante scalo commerciale per il Mediterraneo poiché da lì venivano delle ceramiche di grande valore già dall'età medioevale. Catini, piatti, vasi, pezzi unici e di grande lucentezza, riflesso di una superficie talmente bianca che pareva possedere una luce propria.Si trattava delle chiamate ceramiche "maioriche" o "maioliche", un materiale scoperto dagli islamici e che altro non era che la semplice terracotta rosso-bruna, con la quale si modellava l'oggetto, rivestita da uno strato vetroso, da qui il nome tecnico di "invetriatura", e che serviva a farlo diventare impermeabile; solo dopo veniva colorato di bianco grazie all'aggiunta dell'ossido di stagno.

I ceramisti italiani hanno così cominciato a prendere in considerazione e a seguire questo tipo di realizzazione, e nel '300 si vedono apparire per la prima volta le cosiddette "maioliche arcaiche", che imitavano la tecnica ispano-moresca. Viene aggiunta dunque all'invetriatura con l'ossido di stagno, il colorante bianco che la rendeva opaca, sempre in quantità crescente. Si tratta di un lavoro che si perfeziona sempre di più: l'argilla é filtrata, depurata e miscelata, e i modelli sono fatti a tornio o con uno stampo.

A essiccazione fatta, gli oggetti vengono sottoposti ad una prima cottura, il cui risultato è chiamato "biscotto". Dopo è rivestito con uno smalto stannifero e dipinto con i colori adatti. Infine è messo nuovamente nel forno e cotto a 800-900 gradi. Il risultato finale si chiama: maiolica. I colori a disposizione sono sempre stati pochi poiché soltanto alcuni resistono ad una temperatura di cottura così alta: si passa dal bruno di manganese e verde, alla aggiunta di giallo ferraccia e blu di cobalto (oltre al rosso ferroso, ma questo di dubbioso risultato). Infatti, il blu cobalto è l'unico colore a resistere alla temperatura di 1200 gradi.


Da visitare in Portogallo:

La navata della Cappella di S. Sebastiano a Lumiar (un quartiere di Lisbona) del 1628, raffigurante S. Paolo e Sant'Antonio
Il Palazzo Marquês da Fronteira a Lisbona, più precisamente nel quartiere Benfica
Chiesa dello Spirito Santo a Évora
Stazione della Metropolitana di Anjos a Lisbona
La facciata della Fabbrica di Ceramica Viúva Lamego a Lisbona
Il Museo Nazionale dell'Azulejo a Lisbona
Il Monastero di São Vicente de Fora a Lisbona
Il Palazzo Nazionale di Sintra
Palazzo di Queluz

 

Da apprezzare in Italia:

Il pannello della Madonna del fascio (cm 320x260) di Leopoldo Battistini (1865-1936), a Predappio
Il pavimento della cappella Vaselli in S. Petronio a Bologna
La capella Lando all'interno della chiesa di S.Sebastiano a Venezia
Il rivestimento della cappella funeraria Caracciolo del Sole in S. Giovanni a Carbonara a Napoli
Il Chiostro di S.Chiara a Napoli
Il pavimento della chiesa di S. Francesco a Deruta
La Chiesa di S. Donato a Castelli
Villa Gavotti ad Albisola Superiore

 

Bibliografia:

Moretti, Marco, Portogallo, ClupGuide, 1996, CittàStudiEdizioni
A.A.V.V., Le città della ceramica, Touring Club Italiano, 2001
Gori, Mariacristina, Atti del convegno: Asilo e oratorio di S.Rosa: il restauro della Madonna del fascio, Predappio, 30 giugno 2001

 

Sul web:

Azulejos de Lisboa
Istituto Camões
Museu do Azulejo

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